Carta di credito, 2 anni all’ex sindaco Alessandrini

L'ex sindaco di Segrate Adriano Alessandrini nell'aula consiliare di via 1° Maggio

È stato condannato a due anni di carcere e al risarcimento di 6.300 euro al Comune di Segrate l’ex sindaco Adriano Alessandrini, processato con rito abbreviato per una serie di spese effettuate con la carta di credito comunale nel suo secondo mandato da primo cittadino, tra il 2010 e il 2015. A deciderlo è stato venerdì 11 gennaio il gup di Milano Alessandra Clemente, che ha disposto la sospensione della pena con tanto di non menzione, dopo aver ridimensionato le accuse in base alle quali il pm Paolo Filippini ha chiesto per Alessandrini una condanna a 2 anni e 4 mesi.

Su 130 episodi contestati infatti – che riguardavano soprattutto spese per ristoranti ed enoteche – soltanto una ventina sono stati ritenuti provati dal giudice. Stralciate tra l’altro anche le contestazioni sulle spese di vitto e alloggio per i relatori del convegno sulle forme di vita extraterrestri (il fatto non sussiste).

Il caso era scoppiato nel 2016 in seguito alla denuncia del successore di Alessandrini, l’attuale sindaco Paolo Micheli, che aveva segnalato le presunte irregolarità alla Corte dei Conti. I magistrati contabili, alcuni mesi fa, hanno condannato Alessandrini e l’allora dirigente delle relazioni esterne del Comune, Paola Malcangio, a versare in favore dello stesso Comune 34 mila per danno erariale. La Procura milanese ha in seguito aperto un’indagine per peculato per l’indebito utilizzo della carta di credito del Comune, contestando spese ingiustificate per circa 24 mila euro. Spese che ora, a giudizio del gup, sono scese a 6.300 euro, somma equivalente al risarcimento.

«Ricorreremo in appello – ha annunciato il difensore di Alessandrini, l’avvocato Gabriele Roveda – in quanto quei soldi sono stati tutti spesi nell’interesse del Comune e dei cittadini di Segrate».

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