Rottamato il “Tempietto”. Costò 900 milioni di lire

La demolizione del tempietto avvenuta nel 2010

Un monumento cittadino. Sì, ma allo spreco di denaro pubblico. Ridotto a un ammasso di ferro arrugginito, l’ex tempietto di Segrate ha fatto qualche giorno fa il suo ultimo viaggio, dal deposito comunale alla discarica. Finisce così, nel modo più inglorioso possibile, la storia di quello che per dieci anni fu un involontario simbolo della città, finito presto nel dimenticatoio senza troppi rimpianti da parte dei segratesi dopo essere stato rimosso alla chetichella nell’afa agostana del 2010.

I resti del manufatto giacevano in via Tiepolo, in un piazzale comunale ora concesso temporaneamente a Westfield – si legge nel provvedimento che ha autorizzato lo sgombero delle spoglie del tempietto – per i lavori sulla viabilità della zona. E sono stati smaltiti e rivenduti con un ricavo per il Comune, al netto dei costi per il carico e il trasporto del ferro, di 100 euro. 193mila delle vecchie lire, insomma, a fronte di una spesa di 900 milioni (di lire) che furono impegnati dall’amministrazione di Bruno Colle, nel 2000, per erigerlo nel centro cittadino.

Il tempietto faceva parte di un complessivo progetto di ristrutturazione scelto dalla giunta e dall’allora assessore al territorio, l’architetto Campanini. Un piano che prevedeva la creazione di una grande agorà con elementi neoclassici da mischiare ai palazzi della zona. E l’incarico fu assegnato all’architetto Gianni Braghieri, ordinario di composizione architettonica e urbana all’Università di Bologna e allievo del celebre Aldo Rossi, che firmò negli anni Sessanta la fontana di Largo Carabinieri d’Italia e il municipio di Segrate ora diventato Centro Verdi.

Il tempietto, realizzato in cemento armato e metallo, era costituto da un colonnato sormontato da un timpano nel quale si trovava un orologio, che chi ha buona memoria ricorda quasi mai funzionante. Inizialmente color cemento, fu poi dopo qualche anno tinteggiato con il verde e il rosso del tricolore. Fino ad arrivare all’estate del 2010, quando il sindaco Alessandrini, appena rieletto per il suo secondo mandato, decise di disfarsene. Entrarono così in funzione le ruspe, che con un costo di 12mila euro demolirono il tempietto – ormai in stato di degrado anche a causa della mancanza di manutenzione – portandolo al deposito comunale in attesa di definirne la sorte.

Un destino segnato, dato che ricollocarlo sarebbe stato molto complesso dovendo ricostruire la struttura in cemento armato. Così ridotto, fatto a pezzi, ha quindi lasciato Segrate. Non se ne sente e non se ne sentirà la mancanza. Anche se con l’opera è andato in fumo quasi mezzo milione di euro.

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