Chiusura prorogata di un altro mese, con la nuova scadenza fissata per il 14 luglio. Ma Linate si avvia verso un… lockdown record, con lo scenario più realistico che parla di una riapertura che dovrebbe arrivare a settembre, forse anche a ottobre. La decisione di tenere chiuso il city airport milanese è arrivata domenica 14 giugno, con il decreto firmato dai ministri dei Trasporti e della Salute, Paola De Micheli e Roberto Speranza. Il testo che ha l’obiettivo di “razionalizzare il servizio del trasporto aereo” nell’ambito dell’emergenza sanitaria, fa crescere di due unità (da 23 a 25) gli scali italiani operativi. Ma nel nuovo elenco, che sostituisce l’ultimo stilato il 2 giugno, Linate non c’è.
Questione di spazi e dimensioni, innanzitutto. Malpensa è decisamente più ampio, garantisce maggiormente il rispetto delle misure di distanziamento sociale. Ci sono poi i lavori di restyling del “Forlanini”, che restringono ulteriormente i margini di manovra e lo spazio dedicato al flusso dei viaggiatori. Ma anche il fatto che Malpensa sia la “base” di Easyjet, la compagnia low cost che opera il maggior numero di voli. Da ultimo, la valutazione economica di Sea, la società che gestisce Linate e Malpensa. Riaprire entrambi gli aeroporti, con il traffico ridotto ai minimi termini, sarebbe troppo dispendioso, tanto che anche lo scalo varesino ha un solo Terminal operativo. Da lunedì, infatti, lunedì ha riaperto il T1 a fronte però della chiusura del T2, l’unica infrastruttura che aveva sempre continuato a lavorare per garantire in maniera costante le connessioni per i passeggeri e la circolazione delle merci all’interno del nostro Paese. “Lo spostamento al Terminal 1 si rende necessario a seguito dell’aumento dei voli offerti dalle compagnie aeree che, a partire dal 3 giugno, ha portato a registrare una lieve ripresa del traffico, passato dai 3mila passeggeri della settimana dal 6 al 12 aprile (-99,5%, record storico negativo per il sistema aeroportuale lombardo) ai 22.396 della settimana dal primo al 7 giugno (-96,9%)”, hanno fatto sapere dalla stessa Sea.
Da qui la scelta di optare per il prolungamento della chiusura di Linate, al netto di altre valutazioni. L’elenco, insomma, non è intoccabile. L’Ente nazionale per l’aviazione civile (Enac) «può sulla base delle ulteriori richieste ed esigenze di trasporto aereo, previo parere del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, modificare e integrare l’elenco di cui sopra». Questo si legge nel decreto del 14 giugno, che tra l’altro stabilisce che «negli aeroporti commerciali non inclusi nell’elenco sono consentite le attività di aviazione generale», cioè i voli privati.
Per ripercorrere questi mesi di emergenza seguendo le… tracce dei decreti, la prima chiusura di Linate è datata 12 marzo, quando per limitare il contagio, lo scalo milanese e altri 22 aeroporti vennero bloccati. Poi, il 5 maggio, a sorpresa, il dicastero aveva deciso di rimettere in funzione Orio al Serio e Linate appunto. Ma il city airport non ha mai registrato voli: le compagnie non furono avvisate in tempo. Quindi nuova chiusura il 17 maggio, con scadenza il 2 giugno, giorno nel quale si decise di prolungare la misura fino al 14. Il resto è storia recente, già raccontata.
Linate resta chiuso, quindi, con buona pace anche dell’accordo sulle multe sul sedime aeroportuale strappato da Micheli mesi fa, sancito da un protocollo mai di fatto applicato. Ora certamente inapplicabile, causa mancanza della… materia prima.
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