Cocktail, musica, stuzzichini. E i tavoli apparecchiati per un aperitivo come si faceva una volta (nel senso di prima del Covid). Ma tutto a misura di Dpcm, perché gli avventori sono… manichini. È andata in scena venerdì 15 gennaio, a Redecesio, un’originale iniziativa presso un bar del quartiere. Il titolare del Biba Bar, Marco Valdemi, ha voluto infatti interpretare così l’iniziativa #ioapro1501 lanciata in tutta Italia per contestare le restrizioni a danno del settore della ristorazione, tra i più colpiti dalle chiusure governative.
Una protesta, sì. Ma “soft”, nel pieno rispetto delle norme, per accendere i riflettori sulla difficile situazione del settore – proprio nel giorno in cui sono annunciate nuove limitazioni per i bar che non potranno effettuare asporto dopo le 18 – ma senza violare le regole e rischiare pesanti sanzioni per lui e per i clienti.
«In un primo momento avevo pensato di aderire alla protesta organizzata a livello nazionale aprendo il locale ai clienti, ma ho poi pensato a questa iniziativa simbolica e nel rispetto dei decreti realizzata per far sentire la mia esasperazione, che è poi quella di tutti i colleghi, e con l’aiuto di Rosa Terlizzi, titolare del negozio di abbigliamento Laghetto Rosa, ci siamo divertiti a metterla in pratica», spiega Valdemi. E allora i manichini, vestiti di tutto punto, sono finiti dalle vetrine ai tavoli e al bancone del bar di via Emilia in una sorta di riproduzione dell’happy hour. «Per il governo sembra che siano bar e ristoranti i colpevoli dei contagi e allora siamo costretti ormai da mesi, nonostante le spese e le energie per metterci in sicurezza, a lavorare in modo impossibile, con i ricavi dimezzati nel migliore dei casi – continua il titolare del Biba Bar – noi chiediamo solo di poter lavorare, con le dovute precauzioni, anche perché i soldi promessi sono finiti in un fiume di parole e le tasse, le bollette, l’affitto e le spese per mantenere la famiglia non si possono pagare con i soldi del Monopoli… sono da trentun anni dietro un bancone e non ho mai rubato, non ho mai battuto la fiacca: voglio solo lavorare perché il lavoro è libertà e dignità».
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