Moschea, un “modello”. «Qui dal 1988, ottimi i rapporti con la città»

Moschea segrate milanoLa Moscheaa al-Rahmàn, (in italiano moschea del Misericordioso) a Segrate

L’imam Ali Abu Schwaima: «Noi i primi in Italia. Nessun problema con i vicini»

Non è stato un Ramadan come gli altri, poco da fare. L’eco della guerra sullo sfondo, le polemiche lì accanto, a Pioltello, l’annuncio della nuova moschea di via Esterle proprio nel giorno dell’Id al Fitr, quello che chiude il mese sacro. E se del conflitto in Palestina l’imam di Segrate, Ali Abu Shwaima, non ha voluto parlare, sulla grande struttura religiosa che in due anni dovrebbe sorgere sul rudere degli ex bagni pubblici in zona via Padova salutata come “la prima moschea di Milano” ha voluto fare una precisazione. «Il primato resta nostro, non solo per quanto riguarda Milano ma in ottica nazionale. La prima moschea è quella che abbiamo inaugurato nel 1988. Perché se gli uffici del Centro Islamico di Milano e Lombardia sono sul territorio di Segrate, la moschea sorge in quello del capoluogo. Insomma, uniamo due Comuni». La Moschea Al-Rahman inaugurata il 28 maggio del 1988 è di fatto la prima e unica moschea con cupola e minareto realizzata in Italia ben 700 anni dopo dopo la distruzione della moschea di Lucera nel 1269. E sempre qui, in via Cassanese 3, si trova dal 1988 anche la sede del Centro Islamico di Milano e della Lombardia.

Una storia davvero lunga. Com’è stato il rapporto con il territorio?

«Intanto ci tengo a sottolineare come il Centro Islamico sia nato nel 1974 in zona via Padova e sia stato uno dei più attivi in Italia, tanto che molte realtà, compresa quella della nuova moschea, di fatto nascono da noi. Per quanto riguarda la nostra presenza qui, basti ricordare un sondaggio che fu commissionato una decina di anni fa, secondo il quale la stragrande maggioranza dei cittadini di Milano2 non ravvisavano problemi, anzi erano favorevoli».

Come è andato questo Ramadan così particolare?

«Nonostante piovesse a dirotto, tutte le sale del Centro erano piene. La nostra comunità non è costituita da molti musulmani residenti a Segrate, per lo più arrivano da altri Comuni della zona per i quali siamo un punto di riferimento, compreso ovviamente Milano. Per la preghiera collettiva del venerdì, di fatto assimilabile alla messa della domenica dei cristiani, per semplificare, siamo circa 500. E dobbiamo ringraziare il Comune e il Supercondominio per la concessione del parcheggio a 200 metri dalla moschea in queste occasioni».

Il venerdì come giorno di preghiera. E invece il Ramadan cos’è?

«E’ un mese completamente dedicato a Dio, un mese nel quale purificare anima e corpo attraverso il digiuno e la meditazione. Di fatto il tutto si traduce anche in una solidarietà con chi soffre la fame e per questo durante il Ramadan si partecipa a un’elemosina sociale e noi come Centro Islamico forniamo 200 pasti al giorno».

Tornando al rapporto con Segrate, come si concretizza?

«La nostra moschea ha avuto rapporti costanti e stretti sia con la chiesa segratese che con la popolazione, specialmente negli anni del sindaco Alessandrini. Nel tempo abbiamo potuto allestire mostre al Centro Verdi, proporre conferenze alle quali partecipavano anche gli esponenti della giunta, c’era una collaborazione virtuosa. Chiediamo all’attuale amministrazione comunale di essere attiva come quella di Alessandrini, perché al momento le iniziative in comune sono molto meno, forse perché questa giunta ha altre priorità. L’amicizia resta, sindaco e assessori hanno relazioni con noi e noi con loro, sia chiaro, ma vorremmo fare più cose insieme anche a livello istituzionale».

Per chiudere, una battuta su quanto accaduto all’Iqbal Masih di Pioltello, con la chiusura della scuola e la reazione del governo che ha addirittura pronto un decreto per scongiurare altri casi simili in futuro.

«In una società democratica si rispettano i diritti della minoranza, mi sento di dire questo. Qui nessuno vuole sostituire il Natale con il Ramadan, ma soltanto arricchire la cultura di tutti con l’aggiunta di una festa. La scuola di Pioltello va imitata e non criticata e stigmatizzata».

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