Verdi, lo schwa ai “raggi x”: eccessi del linguaggio inclusivo e il paradosso della ə

Sabato 8 giugno al Centro Verdi incontro con il linguista Andrea De Benedetti, autore di “Così non schwa. Limiti ed eccessi del linguaggio inclusivo”

Sì o no al nuovo fonema neutro che alcuni vorrebbero introdurre nella lingua italiana? Dopo il primo incontro del 7 maggio, che aveva visto l’intervento di Silvia Costantino e Francesco Quatraro della casa editrice Effequ, si torna a parlare di linguaggio in un secondo “round” organizzato dalla Biblioteca di Segrate nell’ambito della rassegna “Intersezioni”.

L’appuntamento è sabato 8 giugno, alle 16.30, nella sala polifunzionale del centro civico Verdi con lo scrittore e linguista Andrea De Benedetti, autore del libro “Così non schwa. Limiti ed eccessi del linguaggio inclusivo” (Einaudi), un testo che esamina i pro e soprattutto i contro dell’introduzione del simbolo “ ə”  nella lingua italiana.

Il linguista Andrea De Benedetti

«L’obiettivo di questo pamphlet è riportare il dibattito sul linguaggio inclusivo su un piano razionale – spiega al Giornale di Segrate l’autore – direi anche scientifico, rimuovendo le contaminazioni ideologiche e i fanatismi che rendono la discussione un campo di battaglia». Secondo De Benedetti gli assunti su cui si basano le teorie a favore del nuovo fonema derivano da false convinzioni, ad esempio sull’origine del maschile sovraesteso (cioè indicare con il genere maschile un insieme composto da uomini e donne).

«In realtà l’unico genere specifico nella lingua italiana è il femminile – spiega il linguista – il maschile, già dall’origine, era utilizzato in modo generico, promiscuo». Ma è soprattutto sulla messa in pratica di questa “rivoluzione lessicale” che il linguista esprime forti perplessità: «È una vera e propria forzatura, che non nasce spontaneamente, come sempre succede nei cambiamenti linguistici, ma che viene imposta dall’alto. A che prezzo poi?  – si chiede – Siamo sicuri che il fine, per quanto condivisibile, legittimi l’introduzione di soluzioni poco maneggevoli e cervellotiche? Sarebbe uno sforzo titanico resettare la propria lingua con questo cambiamento – avverte De Benedetti – pensiamo ad esempio a tutti gli accordi linguistici con articoli, preposizioni, aggettivi… un processo complicato che, partendo da finalità inclusive, andrebbe invece a escludere una gran fetta della comunità dei parlanti, un paradosso».

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