Cinquant’anni di “calcio della domenica”, ma serve un assist dal Comune

Il campo da calcio pubblico di via Lambro, tra il centro sportivo del XXV Aprile e i palazzi di via San Rocco

Una tradizione segratese nata e cresciuta sul campo pubblico di via Lambro. Aperto a tutti, si gioca dagli anni ‘80. Ma il manto erboso avrebbe bisogno di tagli e di un restyling 

C’è una tradizione segratese poco nota, che all’insegna del pallone come pura passione e divertimento, ha ormai tagliato il traguardo dei cinquant’anni. E che chiede al Comune un assist per andare avanti. È la domenica del calcio di via Lambro, sul terreno di gioco pubblico incastonato tra il il manto erboso del campo a 11 del centro sportivo XXV Aprile e i palazzi di via San Rocco. Una sorta di scrigno della memoria di generazioni di segratesi che, senza troppi clamori, lì si trovano sin dagli anni ‘80 per delle partite tra amici sì, ma con una continuità impressionate.

«L’appuntamento è al campo alle 9.30, la partecipazione è aperta a tutti, abbiamo i palloni, le telette e una volta arrivati tutti si fanno le squadre. Siamo una ventina di giocatori “fissi”, ma sono tutti benvenuti, racconta Rocco Scuteri, per anni allenatore di una squadra locale. Tutto iniziò, spiegano i veterani, dall’iniziativa di Remo Molaschi e Gianni Cassi – salumiere in centro – che raccolsero i primi conoscenti. Un’abitudine diventata a suo modo storia locale e che si è rinnovata domenica dopo domenica con giovani, senior e anche “over” insieme tutto l’anno, nonostante caldo o freddo. Se l’entusiasmo non manca, l’ostacolo più grosso è però a terra, sul campo.

«Il campo è del Comune (non è incluso nella concessione del centro XXV Aprile al Città di Segrate, ndr), da qualche anno lo sfalcio è un po’ più regolare ma a singhiozzo, nelle stagioni di crescita dell’erba, gli incaricati dell’ente intervengono  a volte soltanto fuori lasciandola alta sul terreno di gioco che diventa così impraticabile. Abbiamo dovuto saltare alcune settimane per questa ragione», sospira Scuteri. Che chiede all’amministrazione – che per dovere di cronaca ha fatto rasare il prato proprio ieri mattina – di prendersi cura di questo fazzoletto di verde che appare decadente tra pali arrugginiti e reti divelte, sia nelle porte sia a protezione dalla strada.

«Siamo riusciti a far mettere un cartello per segnalare che non è un’area cani, dato che troppi la usavano come sgambatoio lasciando anche pericolosi buchi», dice il portavoce dei calciatori della domenica. Per anni sono stati gli stessi giocatori a fare da sé cercando di dare una minima manutenzione. Una soluzione diventata complicata, tra tempi di vita-lavoro più risicati e burocrazia, per un gruppo informale di cittadini. «Vorremmo soltanto che il prato fosse tagliato con maggiore frequenza, non soltanto per noi ma per tutti colore che lo utilizzano tra cui molti papà con i bambini che vengono a giocare a pallone», puntualizza l’ex allenatore. Se poi fosse anche sistemato il contorno, aggiungiamo noi, non potrebbe che giovarne l’intera zona che è pieno centro peraltro. La palla resta in campo. Si attende un fischio da via 1° Maggio.

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