È iniziato il progetto all’oratorio di Redecesio: il finale sara un pranzo gestito in toto dai Ragazzi di Robin
Un nuovo progetto, l’ennesimo di un percorso da… supereroi che ha un traguardo ambizioso. I Ragazzi di Robin studiano da chef, lo fanno all’oratorio di Redecesio, utilizzando una cucina industriale molto ben attrezzata. A guidare il gruppo di aspiranti cuochi, Cristina Ghezzi, lei che è educatrice, consulente per il fundraising e la comunicazione, nonché esperta di cucina macrobiotica. Una figura multitasking che ha trovato subito un feeling particolare con l’associazione segratese, conosciuta in occasione di un altro progetto legato al dragonboat al quale i Robin hanno aderito con il solito entusiasmo.
“La cucina dei Robin” parte dalle polpette. «Sì, abbiamo pensato che fosse il miglior modo per iniziare a… mettere le mani in pasta – sorride Ghezzi – ma l’obiettivo è quello dell’autonomia, con tanto di conoscenze delle procedure igieniche. È un po’ un “come se”, che vorremmo sperimentare in serate conviviali aperte al pubblico nelle quali proporre ciò che cuciniamo, fino ad arrivare a un grande evento il prossimo novembre: un pranzo in un co-restaurant di Milano, da gestire dall’inizio alla fine, dalla cucina alla sala». Ma lo sguardo si spinge oltre, verso un orizzonte più o meno distante ma già definito. «Abbiamo già dei contatti con varie realtà, ad esempio una pasticceria di Cinisello Balsamo, pronte a proporre piccoli stage – rivela Ghezzi – e abbiamo un sogno. Fra qualche anno l’idea è quella di avere un foodtruck che produca e venda polpette».
Melania Bergamaschi, presidente dei Ragazzi di Robin, traccia la via, quella di sempre, quella che anima l’associazione e soprattutto i ragazzi. «Cerchiamo una strada per mettere insieme i fondi per quella casa-bottega che promuova un “dopo di noi” strutturato – dice – e abbiamo scelto la ristorazione perché ai ragazzi questo progetto piace. Sognare è gratis e a volte i Robin i sogni li realizzano. Mi fa piacere che questa sia un’esperienza che sta arricchendo anche i volontari».
Ogni venerdì pomeriggio ci sono infatti segratesi e non che accompagnano i ragazzi autistici in questo percorso; senza mai sostituirsi a loro, dando un supporto consapevole, meno coinvolto rispetto a ciò che accadrebbe se a seguirli fossero i genitori. «Quello che mi colpisce di questi ragazzi è la loro voglia di mettersi in gioco – spiega Ghezzi – è una cosa che non vedi spesso. E l’associazione ha una spinta forte verso il futuro, nello spirito di migliorare la loro qualità della vita. I Ragazzo di Robin sognano, vivono ciò che sono con i loro limiti ma soprattutto con il loro potenziale». Il senso è un po’ tutto qui. «Spesso si pensa “poverini”: poverini un c… – chiosa la responsabile del progetto – mi insegnano ad accettare i miei confini e a vedere le loro risorse».
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