Restano le distanze, i dubbi, i mal di pancia con sintomi più o meno manifesti. Ma c’è anche un ragionamento comune, a partire dai temi, che smorza i toni e le polemiche che pure non sono mancate anche a livello locale. A restituire lo stato d’animo di Pd e M5S, protagonisti a Roma della strana alleanza giallorossa che ha investito ufficialmente lunedì il governo “Conte 2”, sono i responsabili cittadini delle due forze politiche. Che il Giornale di Segrate ha contattato per un commento alla rivoluzione politica agostana.
«Il governo con i cinquestelle? Una scelta per il bene dell’Italia, per tenere la barra dritta del Paese che rischiava una deriva ai margini dell’Europa chi ci avrebbero portato i sovranisti con una politica alimentata dall’odio», taglia corto Francesco Di Chio, segratario dem di Segrate. «Certamente è stata una scelta che ha fatto discutere, anche qui in città ci sono i contrari a questo accordo perché il M5S si è dimostrato la parte debole della politica italiana facendo da stampella a Salvini – continua – del resto c’era anche una certa propensione di alcuni iscritti al dialogo con i grillini, come naturale alleato in un periodo storico come questo».
Un patto anti-Salvini o qualcosa di più? «Io guardo all’elettorato ed è evidente che si sono temi che ci legano, basti pensare ad ambiente, legalità, attenzione al sociale», spiega l’ex assessore allo sport. E il “partito di Bibbiano”? «Si trattava di pura strumentalizzazione di fatti con cui il Pd, come partito, non ha evidentemente nulla a che fare – dice Di Chio – vedo che ora i grillini si stanno ammorbidendo su certe posizioni… certo poi una cosa sono le dichiarazioni dei politici nazionali, un’altra gli elettori». Un accordo Pd-M5S a Segrate? «Non è un argomento sul tavolo, anche perché simili operazioni sui territori dovrebbero partire dall’alto – frena il segretario Pd – ribadisco però come ci siano questione che legano i nostri elettorati, a prescindere dai simboli».
Una “vicinanza” – con le dovute cautele – confermata anche dall’altro partner di governo nazionale, il cui portavoce segratese è Diego Dimalta. «Dico subito che io mi sono astenuto al voto su Rousseau – dice il consigliere comunale pentastellato – penso che i nostri iscritti abbiano fatto una sorta di atto di fede, dando fiducia ai nostri vertici. Ho sempre sostenuto che il Movimento avrebbe dovuto chiedere il voto ma nel 2018, prima dell’accordo con la Lega… del resto ora, con la legge elettorale vigente, dopo le elezioni ci troveremmo nella stessa situazione di oggi, con la necessità di trovare accordi».
Avrebbe mai pensato a un asse con il Pd? «No, ma ormai in pochi mesi sembrano poter succedere cose impensabili poco prima – sorride Dimalta – il Pd resta il nostro avversario numero uno perché sa che il M5S porta avanti tante battaglie che dovrebbero fare loro». In che senso? «Reddito di cittadinanza, salario minimo, tutela dell’ambiente, quota 100… non sono forse temi di sinistra? Ecco, il Pd sa che noi facciamo quello che i loro elettori vorrebbero, per questo hanno così paura di noi». E ora, l’accordo… «Io farei una distinzione tra il Pd inteso come partito e dirigenti e gli elettori – ragiona il portavoce segratese – ci sono argomenti che stanno loro a cuore di cui si è fatto carico il Movimento in questi anni. Ecco, penso che questo governo sia più un’occasione per il Pd che per noi». Un’intesa a livello locale le sembra possibile in futuro? «Parliamo di fantascienza – assicura Dimalta – al momento si è parlato di possibilità di accordi con liste civiche, non certo con i partiti. Ad ogni modo io non farò mai accordi con il Pd, anche perché come ho già annunciato non mi ricandiderò e lascerò il mio ruolo di portavoce cittadino».
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