Nell’atelier di Dario Ballantini, pittore e volto di Striscia: “Il mio viso come una tela”

L'attore e imitatore nei panni dello stilista Valentino, il primo personaggio che lo ha portato al successo

È Giuseppe Conte, Morandi, Donald Trump, la Brambilla, Vasco Rossi, è l’indimenticabile Valentino… è oltre 60 “personaggi” ed è sempre lui: Dario Ballantini. Attore, comico, imitatore, da oltre 20 anni è presenza fissa a Striscia la Notizia dove ogni sera veste panni diversi per lanciarsi nelle sue surreali interviste ai politici fermati per strada. Tutti lo conoscono eppure forse non a tutti è famigliare la sua “vera” faccia, così come il suo “primo e vero” amore: la pittura. Perché Ballantini è un artista a 360 gradi e lo si capisce subito entrando in una delle sue  “tane”, che si trova proprio qui, a due passi da Segrate. Da due anni ha infatti trasformato un hangar a Cernusco sul Naviglio nel suo “campo base”: un vero e proprio laboratorio creativo, dove convivono le sue tante anime artistiche. È un atelier di pittura, con montagne di pennelli e colori, ma è anche un camerino: appese ad uno stender ci mostra tutti i cambi che utilizza in uno dei suoi spettacoli teatrali. E poi è un laboratorio di trasformazioni: sugli scaffali ci sono calotte, parrucche, accessori e trucchi di ogni tipo. Ed è un museo: qui conserva la maggior parte dei suoi quadri, centinaia, alcuni in vendita, altri utilizzati per le mostre. Ed è anche, infine, una galleria di ricordi: alle pareti foto di tanti programmi a cui ha partecipato, riconoscimenti vinti, locandine di spettacoli… In una parola: è la casa di un artista, che, in via eccezionale, ha aperto la sua porta al Giornale di Segrate.

“Nasco come pittore – ci racconta con semplicità  – ho studiato al liceo artistico e anche mio padre era un pittore, seppur mancato. Dall’altra parte ho anche sempre fatto teatro e mio nonno era un attore, anche se pure lui non riuscito. Insomma in qualche modo con la mia vita e il mio lavoro ho riscattato un’intera famiglia…”

Questo slideshow richiede JavaScript.

Eppure anche per te non è stato facile arrivare al successo, quando è scoppiato il fenomeno Ballantini?

Con Valentino, nel 1998, a 34 anni, e lavoravo da quando ne avevo 18…. Avevo già proposto vari personaggi a Striscia, ma nessuno aveva proprio sfondato… poi un giorno Antonio Ricci mi mandò a seguire le sfilate come Valentino, io quasi non sapevo chi fosse, ma ci provai, improvvisai e fu un enorme successo, immediato, inaspettato, quasi sconvolgente”.

Per tanti anni per tutti eri “Valentino”, ti sei sentito stretto in quel personaggio?

Un po’ sì, scalpitavo, ma Ricci e il mio agente, Massimo Licinio, mi fecero capire che quello sarebbe stato la mia “locomotiva” a cui sarebbero seguiti tanti altri vagoni-personaggi. E così in effetti è stato.

Eppure le “imitazioni” si sono sempre viste in tv… quale è stato secondo te l’elemento che ha fatto scattare il successo?

Il fatto di portare questi personaggi per strada. Era questo il format che funzionava e che funziona tutt’ora. Nessuno prima di allora era uscito dal teatro, dallo studio, io ho rotto questo “muro”… In più voglio dire che non si tratta di “imitazioni” in senso stretto, sono personaggi creati dalla mia fantasia, reinterpretati diciamo.

Dopo Valentino se ne sono seguiti decine, ma come nascono i tuoi personaggi?

Tutti i personaggi partono da un disegno. Dipingo i tratti caratteristici, li studio e poi in qualche modo li “dipingo” su di me.

Cioè nel senso che crei tu le “maschere”?

All’inizio e per tanti anni ho fatto tutto io: il trucco, le calotte, gli abiti. Lo vedo come parte del mio lavoro di artista: uso il mio volto come una tela. Oggi c’è una truccatrice che mi segue, ma durante il mio spettacolo teatrale – “Ballantini e Petrolini” –  faccio tutto da solo, in scena davanti al pubblico, per mostrare la fase della trasformazione. Pensa che utilizzo  sul palco una sorta di ‘camerino portatile’ che fece con le sue mani tanti anni fa mio padre…

Tra tutti i personaggi in cui ti sei trasformato quale ami di più?

Amo molto Dalla – e infatti un altro dei miei spettacoli si intitola “Da Balla a Dalla”… – amo Gino Paoli, le sue lunghe pause oniriche… Ma oggi è tutto cambiato, la tv è diversa…

Cosa intendi, cosa funziona oggi in tv?

Prima di tutto i servizi sono molto più brevi, veloci, e poi oggi funzionano le imitazioni dei politici, sono loro le nuove vedette…

Per seguire i politici e per portare in scena i tuoi spettacoli ti muovi molto, ma dov’è la tua casa, o meglio, quale posto senti più “casa”? Questo?

Mah, la mia casa ormai è il treno – ci dice con un sorriso – in realtà ho diverse case proprio perché non sono mai fisso in un posto. Ho casa a Livorno, che è la mia città natale e dove ci sono i miei figli, quindi ovviamente è un luogo a cui sono molto legato. Ho casa a Milano, che è una città che amo perché è stata la prima città a darmi credito come artista. E poi ho casa a Roma, dove realizzo la maggior parte dei servizi per Striscia. E poi qui a Cernusco ho il mio studio e il mio atelier, un luogo che amo perché mi dà la possibilità di avere spazi dove creare anche in grande.

Quindi i tuoi dipinti nascono qui a Cernusco?

Qui, ma non solo. Disegno ovunque. In tutte le mia case c’è uno spazio, anche un angolo, dedicato alla pittura dove posso disegnare se me ne viene voglia. E poi disegno sempre, ad esempio durante le lunghe sessioni di trucco. Per me è un’esigenza primaria.

 

Be the first to comment on "Nell’atelier di Dario Ballantini, pittore e volto di Striscia: “Il mio viso come una tela”"

Rispondi