La vetrina è quella di un negozio di abbigliamento donna, chiuso, come da ordinanza ministeriale, dal 12 marzo. I manichini però non indossano abiti femminili: sono nudi, o quasi. Addosso hanno solo un foulard, un paio di slip e un cartello che spiega il loro “spoglio” look. “Ci hanno lasciati in mutande” recita laconico e definitivo.
A inscenare questa particolare forma di protesta è stata la titolare Rosa Di Terlizzi (nella foto), segratese 50enne, che dal 2015 gestisce il negozio Laghetto Rosa di Redecesio. “Stavo sistemando il negozio e mi è venuta questa idea di usare la mia vetrina per esprimere il mio pensiero – spiega al Giornale di Segrate. La situazione per noi commercianti è davvero drammatica. Personalmente mi sono bruciata tutte le vendite della collezione primaverile e cerimonia che solitamente si concentrano tutte tra marzo e aprile. Sono vestiti che io ho acquistato e pagato a inizio marzo e che ora sarò costretta a svendere, e non so nemmeno se riuscirò a farlo… Per non parlare dei capi da cerimonia, quando non si sa nemmeno se e quando potranno di nuovo esserci le cerimonie… E per quanto riguarda il contributo di 600 euro, mi è giusto servito per pagare metà di un mese di affitto… Insomma è un disastro, tanto che ho anche pensato di chiudere..
Ma non lo farà, per ora, la battagliera Rosa. “Ho deciso comunque di riaprire, appena sarà possibile – ci spiega e pare che possa essere introno alla metà di maggio. Adotterò tutte le misure richieste di distanziamento e santificazione, e vedremo come reagiranno i clienti. Mi chiedo soprattutto – commenta amara – se le persone avranno voglia, ma soprattutto le risorse economiche, per dedicarsi allo shopping”.
Intanto i manichini “aspettano con dignità” come c’è scritto sul cartello che indossano. “Prima o poi dovrà girare la ruota”.
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