Niente alcolici da asporto dopo le 23.30 e locali chiusi a mezzanotte e mezza. Queste, in estrema sintesi, le misure anti-movida previste da un’ordinanza comunale per le zone di San Felice e Segrate centro a partire da oggi, mercoledì 22 luglio, per i prossimi 2 mesi.
Misure stringenti che si sarebbero rese necessarie dai frequenti assembramenti, vietati dalle norme anti-Covid, che si creano in ore notturne in questi quartieri in prossimità di bar e locali, provocando tra l’altro disagi ai residenti, esposti in interpellanze rivolte al Comune. “Gli schiamazzi, le urla fino a notte inoltrata e in generale le situazioni di degrado che si presentano la mattina all’esterno di alcune attività commerciali non sono tollerabili – ha dichiarato il Sindaco Micheli.
Questa in realtà è la seconda ordinanza pubblicata in pochi giorni dal Comune, la prima, datata venerdì 17, era ancora più restrittiva dell’attuale: imponeva infatti uno stop assoluto di vendere alcol dalle 23, sia al tavolo, che al banco, che da asporto. Un divieto restato dunque in vigore solo pochi giorni, ma che ha fatto in tempo a far sentire il colpo ai locali segratesi dei due quartieri. Sabato i gestori si sono visti consegnare dalla Polizia Locale la prima ordinanza “no alcol” che ha di fatto stravolto il lavoro del fine settimana e alimentato non pochi malumori. “Non credo sia giusto penalizzare i locali dopo che abbiamo sofferto tre mesi di fermo – commenta la titolare del Circolo Il Cortile di via Grandi, Eleonora Avella – Noi ci siamo trovati a non poter servire da bere a chi stava seguendo le partite che in questo periodo finiscono dopo le 23.30. E comunque – continua – anche impedire l’asporto non credo serva ad eliminare il problema delle bande di ragazzini, quelle si organizzerebbero comunque comprando alcolici in altri posti e in altri orari”.
Molto critico nei confronti della prima e anche della seconda ordinanza il titolare del Sanfe Caffè di San Felice, Christian De Gennaro, già reduce dagli effetti di un’altra ordinanza, datata 8 giugno, in cui veniva vietato l’asporto in seguito ad una rissa in cui rimase ferito un ragazzino successa nel quartiere: “Siamo già stati penalizzati tutto giugno, ora basta – commenta. Certo meglio aver corretto il tiro rispetto allo stop ricevuto sabato, ma in ogni caso per noi non poter vendere da asporto significa una perdita del 40% del fatturato. E poi non concepisco il fatto di venirlo a sapere dai social, io al momento non ho ancora ricevuto ufficialmente alcuna nuova disposizione”.
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