Cassanese, accolto il ricorso di Segrate contro il Ministero dell’Ambiente: i lavori vanno avanti

L'area di cantiere del "tratto rosso", ultima parte della Nuova Cassanese

Semaforo verde per la Nuova Cassanese. Così hanno deciso i giudici del Tar, che martedì 10 novembre hanno accolto il ricorso di Comune di Segrate, Westfield e Città metropolitana per sbloccare la partita sul “tratto rosso”, la parte finale dell’opera, che era stato “congelato” da un provvedimento del Ministero dell’Ambiente lo scorso luglio.

I magistrati amministrativi hanno disposto la sospensiva dell’atto del dicastero – affiancato in giudizio dal Comune di Pioltello – che aveva prescritto modifiche progettuali a salvaguardia dell’area verde a ridosso di Milano Oltre (un’area boscata formatasi lungo via Don Sturzo in corrispondenza del Fontanile Borromeo, inattivo) chiedendo di rivedere la bretella prevista per collegare la zona logistica con il tracciato della Nuova Cassanese attraverso una rotonda.

UDIENZA RINVIATA AL 23 MARZO 2021, I LAVORO POSSONO ANDARE AVANTI

I giudici della Terza Sezione del Tribunale amministrativo hanno rinviato l’udienza di merito al 23 marzo 2021, in sostanza dando il via libera alla prosecuzione dell’iter dell’opera che è arrivata alle gare d’appalto per l’affidamento dei lavori dopo l’apertura negli scorsi mesi del cantiere per le bonifiche belliche dell’area. Sono stati infatti sospesi parzialmente gli effetti del provvedimento del Ministero dell’Ambiente, con il quale si è costituito a giudizio anche il Comune di Pioltello, che aveva valutato negativamente l’impatto ambientale della rotonda di via Europa (opera accessoria al tracciato principale della Nuova Cassanese) che però aveva avuto l’ok dal Cipe assieme all’intero progetto.

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“Non vi è evidenza nei provvedimenti impugnati di quali sarebbero state, nel passaggio tra progetto definitivo e progetto esecutivo, le modifiche del progetto che comportino significative variazioni dell’impatto ambientale (…) – si legge infatti nell’ordinanza del Tar pubblicata giovedì 12 novembre – soltanto tali “modifiche” possano comportare, nella fase in cui versa il progetto, la possibilità per il Ministero convenuto di imporre nuove prescrizioni volte a tutela dell’ambiente; è prevedibile dunque un esito della causa favorevole al Comune ricorrente, qualora nelle more la Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale non riesamini e rimotivi la sua posizione, e ferma restando la necessità da parte dei soggetti attuatori di ottemperare alle prescrizioni già imposte dal CIPE in sede di approvazione del progetto definitivo, così come specificate dalla Commissione stessa nel suo parere”

LA VICESINDACA METROPOLITANA: LA RICHIESTA DEL MINISTERO FUORI TEMPO MASSIMO

Una vicenda intricata, soprattutto… fuori tempo, aveva sottolinea la vicesindaco di Città metropolitana, Arianna Censi, intervista dal Giornale di Segrate. «Al di là del merito, sul quale ha potuto entrare più nel dettaglio il Comune di Segrate – aveva detto – su quella partita si lavora da dieci anni, parlo di Westfield. Se poi vogliamo spostare lo sguardo sulla viabilità speciale, beh… sono più di due decenni, almeno. Che arrivi una decisione di questo tenore, che mette in discussione tutto, compresi centinaia di migliaia di euro pubblici investiti nella fase di progettazione, è qualcosa che fa male. Confesso di aver scritto al premier Conte mesi fa, all’inizio della pandemia, chiedendo di intervenire presso il Ministero dell’Ambiente per scongiurare il nostro ricorso al Tar e una battaglia istituzionale. Non ho avuto successo». L’osservazione della Commissione competente, peraltro, non ci sta, argomenta Censi. Del fontanile da tutelare non vi è traccia, non si trova perché non esiste più, spiega il vicesindaco metropolitano. Se la questione fosse il boschetto adiacente all’area industriale il senso sarebbe comunque complicato da comprendere. La faccenda non è marginale, non si tratta di una modifica che si potrebbe inserire nel fascicolo “tratto rosso” senza colpo ferire. «Comporta una modifica dei costi, in termini assoluti, superiore al 20% – spiega Censi – e questo porterebbe all’esigenza di riprogettare e riassegnare l’opera. Credo che il compito della politica e delle amministrazioni sia portare a termine le cose, i lavori pubblici. Uno strappo di questo tipo dopo decenni di percorso è decisamente fuori tempo massimo. E io sono un’ambientalista convinta, intendiamoci. Ma qui non ci sono i termini per un intervento così drastico».

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