La casa popolare? Un miraggio: 164 domande per 11 alloggi. E c’è lo spettro della pandemia

Le case Aler di via delle regioni, a Redecesio (Archivio)

Tante le richieste, pochi i posti: la lista di attesa è lunga e si teme l’effetto dello sblocco di sfratti e licenziamenti. L’assessore Bellatorre: «Domanda troppo alta rispetto alle case disponibili, lavoriamo per averne di più». Due appartamenti saranno a breve acquisiti a Redecesio

Tante, tantissime richieste per una “casa popolare”. Troppe, per l’effettiva disponibilità di alloggi in città. Sono 164 le domande arrivate con l’ultimo bando SAP (Servizio abitativo pubblico), a fronte di 11 appartamenti da assegnare, di cui 10 comunali e uno in quota Aler. Questa la fotografia dell’emergenza abitativa a Segrate, che non morde forse come in altre realtà ma che mette a referto l’esistenza di un bisogno diffuso di case con numeri che purtroppo, questo è il timore, sembrano destinati a crescere con lo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti, congelati dalle misure di emergenza varate per affrontare la pandemia.

«Il Comune di Segrate ha un patrimonio di 116 alloggi cui si aggiungono 87 a canone sociale di Aler, che non sono sufficienti per soddisfare la domanda dei cittadini i quali, secondo i criteri di assegnazione, avrebbero effettivamente i titoli per ottenerne uno», ammette Guido Bellatorre, assessore alle Politiche sociali e abitative. Che fa il punto della situazione su un tema – quello della casa – molto delicato in questa fase di uscita dalla pandemia. «Credo che a Segrate non ci sia la percezione di questo bisogno abitativo che riguarda più famiglie di quanto si possa pensare – spiega – siamo riusciti a sbloccare la graduatoria Erp (edilizia residenziale pubblica) dopo alcuni mesi e il numero di richieste è stato molto alto rispetto all’effettiva disponibilità di appartamenti, c’è una sproporzione tra il numero di case e le persone che hanno i requisiti per accedervi».

Una difficoltà certamente non solo segratese, che potrebbe acuirsi per gli effetti della pandemia. «La preoccupazione c’è, perché lo sblocco di licenziamenti e sfratti potrebbe portare a un aumento di persone e famiglie in difficoltà – dice Bellatorre – la speranza è che l’economia si rimetta in moto anche con un utilizzo virtuoso dei fondi del PNRR, creando posti di lavoro che possano assorbire un eventuale aumento della disoccupazione». Nel frattempo, gli strumenti che ha messo in campo l’amministrazione comunale sono le misure di sostegno agli affitti per morosità incolpevole, i buoni spesa Covid e gli altri strumenti a disposizione dei servizi sociali. Anche se qualche spiraglio arriva anche sul possibile incremento del patrimonio di alloggi da destinare all’emergenza abitativa.

«Proprio nei giorni scorsi abbiamo inoltrato ufficialmente richiesta all’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata per due appartamenti di via Trieste, a Redecesio, che potranno entrare nella disponibilità del Comune e che non sono adatti per progetti legati ad esempio al “dopo di noi” per le barriere architettoniche presenti – anticipa l’assessore – certamente ci vorrà tempo per acquisirli e serviranno interventi di ristrutturazione ma poi saranno assegnati, si trovano in un ottimo contesto e anche con metrature più ampie che possono rispondere alle esigenze di famiglie numerose. Attendiamo poi il completamento di alcuni interventi edilizi in città, aperti da tempo, che prevedono la realizzazione di appartamenti che saranno poi di proprietà comunale». 

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