Un piano per il restauro del mulino abbandonato di via Roma

L'antico edificio abbandonato al degrado in centro città, fino ad ora non sono andati in porto i progetti di recupero

Il Comune ha presentato una proposta alla proprietà per recuperare e valorizzare l’antico edificio.

Una seconda vita per il mulino di via Roma, il complesso storico che sorge nel centro cittadino ormai da anni abbandonato al degrado. A dare il “la” al recupero della struttura – testimonianza del passato agricolo segratese e del suo “sistema dei mulini” un tempo utilizzati per macinare i cereali – è una delibera della giunta comunale di settimana scorsa, che ha proposto alla proprietà un piano per il restauro e la valorizzazione dell’antico fabbricato che aprirebbe le porte a una più ampia rigenerazione dell’area. Andiamo per ordine.

BOCCIATO IL PROGETTO “PALAZZINE”

Era il 2012 quando il mulino sembrava destinato alla demolizione per realizzare palazzine residenziali, piano che vide un braccio di ferro tra l’allora amministrazione comunale e comitati cittadini. Quel progetto non ebbe seguito e la struttura, ormai fatiscente, restò nello stato attuale certificato dai cartelli di pericolo crolli. La situazione ebbe poi uno sviluppo nel marzo 2020, quando sui tavoli del Comune arrivò una proposta dei proprietari del mulino che ne prevedeva la ristrutturazione a fronte della costruzione di una nuova palazzina residenziale sul prato di fronte (lungo via Grandi) e la demolizione delle ville confiscate alla mafia di via Gramsci, adiacenti al fienile del mulino, per realizzare un nuovo edificio da destinare a scopi sociali. Un progetto che è stato però ora revisionato dalla giunta con nuovi indirizzi.

“CICLABILI E UN PARCO”

«Il dialogo è aperto – conferma l’assessore all’Urbanistica Francesco Di Chio – la nostra proposta mette insieme la valorizzazione di un edificio storico testimonianza architettonica del passato della città, la riqualificazione dell’intera zona, la salvaguardia di aree verdi ancora integre e il miglioramento delle connessioni ciclabili di Segrate Centro con una nuova pista». Un puzzle intricato, seppure l’area non sia particolarmente estesa, che andrebbe a risolvere anche l’annoso problema delle villette di via Gramsci (sotto) ormai da anni affidate al Comune dall’Agenzia dei beni confiscati alla mafia ma tuttora ferita aperta nel centro cittadino. «Il punto di partenza è il restauro dell’apparato molitorio e delle strutture edilizie originali del complesso in modo che i cittadini possano “scoprirlo”», sottolinea Di Chio. Gli edifici, ristrutturati mantenendone i caratteri tipici, si aprirebbero così all’area verde circostante anche tramite un varco collegato all’attuale zona delle villette abbandonate, dove però non sorgeranno come era previsto nuove strutture dedicate alle fasce fragili. “È convincimento dell’amministrazione di non costruire nuove strutture pubbliche fino all’efficientamento e alla messa in sicurezza di quelle esistenti”, si legge infatti nella delibera. «Sì – annuisce l’assessore – infatti prevediamo di realizzare al posto delle ville, in via Gramsci, un giardino pubblico da intitolare alle vittime della mafia che sarà un punto di connessione tra il Parco Europa e il Centroparco con una pista ciclabile che li collegherà sull’asse via De Amicis, via Roma, via 25 Aprile».

Le villette confiscate di via Gramsci

COME SI FINANZIA IL PROGETTO?

Per fare (e finanziare) tutto questo, l’idea della giunta è concedere volumi edilizi all’operatore ma non sul prato di fronte al Mulino ma utilizzando una parte della vicina area occupata dai parcheggi del condominio di mini alloggi comunali per anziani. «Si tratta di uno spazio poco utilizzato  e circondato da numerosi parcheggi pubblici – spiega Di Chio – le costruzioni potrebbero trovare spazio lì tutelando gli spazi verdi dove abbiamo proposto coltivazioni ceralicole e piantumazioni perimetrali riecheggianti l’antico paesaggio agricolo».  Il dossier, ottenuto l’imprimatur della giunta, è ora nelle mani dei progettisti. E, se si troverà la quadra, dovrà poi transitare in Commissione Territorio e infine in Consiglio comunale per l’eventuale approvazione.  

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