Aida, cestista-parrucchiera: «Lavoro e sogno la serie A1»

Aida Thiam, atleta del Sanga Basket Milano con Simone Siniscalchi, titolare del salone Jean Louis David dove lei lavora

E’ una promessa del basket italiano, ma oltre ad allenarsi ogni giorno lavora come coiffeur.

C’è un volto nuovo in squadra. Quale squadra? Quella di pallacanestro femminile Sanga Milano… e quella del salone Jean Louis David di Milano2. E già, perchè la giovane parrucchiera arrivata da poco nello staff è anche un’atleta, promessa della pallacanestro. Si chiama Aida Thiam, ha 20 anni e una (bella) storia fatta di sport, tenacia e passione da raccontare. Aida è nata in Senegal e lì ha vissuto fino a 12 anni, quando ha scoperto ciò di cui si è innamorata e che le ha cambiato la vita: il basket.

IN AFRICA NASCE LA PASSIONE

«Vedevo i ragazzi nel campetto vicino alla scuola e ho iniziato a provare anch’io, per gioco, e mi sono appassionata». Aida si dimostra subito dotata, aiutata anche dalla sua altezza già sopra la media, e durante un torneo viene notata da un talent scout italiano. «Mi propose di andare a giocare a Udine – racconta – all’inizio ero un po’ spaventata e anche i miei genitori, ma poi abbiamo capito che si trattava di una cosa seria e allora sono partita, mi sono buttata…».

A 13 ANNI IN ITALIA DA SOLA

Aida a soli 13 anni lascia la sua famiglia in Africa e si trasferisce da sola a Udine, senza sapere una parola di italiano. «E’ stata durissima… non capivo niente, era tutto diverso – racconta, rivivendo tutta l’emozione di quei giorni – ma poi guardando la tv italiana ho iniziato a imparare la lingua ed è stato un po’ più facile». Aida si allena duramente, ma vuole anche continuare a studiare e si diploma all’istituto professionale per parrucchieri. Nel 2020 torna in Africa per partecipare al Woman African Championship Under 18 con la nazionale senegalese, poi scoppia il Covid, Aida si ammala, resta ferma a lungo e fatica a rientrare.

IL DOWN DOPO IL COVID

«Lì è stato il periodo più brutto – abbassa lo sguardo – ero triste perché non giocavo. Lavoravo tante ore in un ristorante e non riuscivo ad avere il tempo per tornare ad allenarmi. Però non mi sono arresa – rialza lo sguardo fiera – ho scritto a un po’ di società finchè mi hanno chiamata da Milano».

L’ARRIVO A MILANO NELLA FAMIGLIA DEL SANGA

A volerla come decima giocatrice è il Sanga Basket, unica società di basket femminile milanese presente in A2. Da questa estate Aida si allena con loro, vive con una compagna di squadra e lavora a Segrate, nel salone JLD di Milano2. «Una forza della natura», commenta Simone Siniscalchi, titolare dell’attività dove Aida può fare orari conciliabili con i suoi impegni in campo e al palazzetto dove ogni giorno di allena per due ore.

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DOPPIO LAVORO PER UNA ATLETA

Che un’atleta professionista faccia un altro lavoro, oltre a quello sportivo, può sembrare strano, ma non è così, soprattutto nei settori femminili. «In serie A2 le atlete sono semi-professioniste – spiega Enrico Crespi, presidente segratese del Sanga Basket – Questo vuol dire che oltre ad allenarsi studiano o lavorano. Da parte nostra facciamo tutto il possibile per sostenerle, ad esempio trovando l’alloggio o una occupazione che possa conciliarsi con gli allenamenti, proprio come una famiglia. Poi le cose cambiano se si sale in A1, che è il nostro obiettivo per il futuro».

UN CAMMINO CON QUALCHE BRUTTO INCONTRO

Insomma tocca lavorare duro, fuori e dentro il campo. Cosa che non spaventa Aida, un metro e 87 di dolcezza e caparbietà, abituata alle sfide e agli ostacoli. E anche, purtroppo, alla becera cattiveria di qualcuno. «Più di una volta ho sentito commenti razzisti detti a mezza voce alle mie spalle –  racconta e sul suo volto più che  rabbia c’è tanta tristezza – E poi ci sono stati anche alcuni brutti episodi, come quando lavoravo come cameriera e un cliente mi ha lanciato i piatti sul tavolo per non farmi avvicinare, o quando nel salone di Udine una signora non ha voluto farsi pettinare da me…». Episodi che segnano, ma che per fortuna non spengono la sua contagiosa vitalità. «Qui a Milano sto bene, mi sento più leggera, più me stessa – confida – Spero di crescere, di migliorarmi e chissà anche di fare altro. Ad esempio mi piacerebbe fare la modella». 

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