La Russa, presidente ACI Milano: «Sala ha sbagliato i tempi, Area B va cambiata»

Il cartello che segnala Area B in via Rubattino

«Servivano mezzi e parcheggi di interscambio. Il sindaco dice che il giro di vite era già deciso? Nel 2018 non era possibile prevedere la crisi attuale»

Solo gli ultimi divieti hanno chiuso la porta in faccia a 3.800 auto che da Segrate non possono più raggiungere Milano. Se a queste si aggiungono quelle già… bandite in precedenza, si arriva vicini a un dato davvero significativo: di quelle immatricolate in città, un auto su cinque non può varcare i confini di Area B. A fornire i dati è l’Aci milanese, che con il suo presidente, Geronimo La Russa, sta cercando di tutelare gli automobilisti, specie quelli dell’hinterland. «Da settembre stiamo ricevendo tantissime telefonate e mail di cittadini alle prese con una situazione gestita malissimo».

In che senso? Dov’è l’errore?

«Area B è stata studiata male perché non procede parallelamente a incentivi per l’acquisto di nuove vetture e alla realizzazione di parcheggi di interscambio. Anzi, su nostra segnalazione forse si rimetterà mano ai confini della Ztl, ma ci sono aree di sosta comprese nel perimetro e che quindi sono inutili. Detto questo, comunque i posti auto sono insufficienti».

Il tema quindi è soprattutto legato alla tempistica?

«Sì, ma il fatto è che si tratta di una lotta ideologica contro l’auto privata. Del resto l’assessore Arianna Censi, che peraltro è stata vicesindaco di Città metropolitana e quindi dovrebbe ben conoscere le problematiche relative al collegamento tra l’hinterland e Milano, ha espressamente dichiarato che l’obiettivo è quello di ridurre le auto private. Però non si forniscono alternative, si è messo il carro davanti ai buoi introducendo limitazioni senza avere un sistema di trasporto pubblico efficiente. Faccio l’esempio di Segrate. La M4 arriverà in città, a quel punto nuovi divieti sarebbero stati sopportabili, ovviamente garantendo mezzi pubblici di collegamento tra le frazioni e le nuove stazioni e i parcheggi di intescambio».

Geronimo La Russa

E poi c’è la questione del momento storico che stiamo vivendo.

«Indubbiamente sì. Ci sono persone che ci hanno contattato raccontando di aver acquistato un diesel Euro 5 pochi anni fa grazie agli ecoincentivi e adesso gli viene detto che non possono entrare a Milano perché la stessa auto inquina troppo… E anche coloro che possono permettersi di cambiare automobile, si scontrano con la mancanza di mezzi: non si trovano e comunque l’attesa per la consegna è di almeno 6-7 mesi. Ma il vero problema è l’attuale situazione economica».

Sala però sostiene che questi divieti sono stati decisi e adottati nel 2018, quindi con tanti anni per adeguarsi. Come risponde?

«Che proprio perché il giro di vite è stato varato quattro anni fa, si dovrebbe valutarne la proroga in virtù del fatto che all’epoca non si poteva prevedere il Covid né la guerra in Ucraina e quindi l’oggi che stiamo affrontando, fatto di una crisi senza precedenti e di un’inflazione oltre il 10%. Milano è diventata la città che è ora, veloce e produttiva, grazie a risorse che arrivano dall’hinterland e da tutta la regione; questa politica dei… dazi medievali è assurda. Per non parlare del fatto che le telefonate e le mail ci sono arrivate da settembre perché lì si è iniziato a capire che Area B sarebbe cambiata: un conto è che un provvedimento sia pubblico, un altro che sia conosciuto. è stato poco pubblicizzato, altro errore grave».

Sala ha aperto a un tavolo per discutere di Area B, lo avevate proposto un mese fa. Va allargato anche ai sindaci dell’hinterland?

«Certo. Bisogna capire quale sia la disponibilità di Sala. Non vuole discutere di proroghe? Almeno apra a deroghe e modifiche, noi mettiamo a disposizione il supporto e le competenze di uffici tecnici ed esperti. So che anche tra i sindaci del Pd c’è imbarazzo per un provvedimento “milanese” e non di respiro metropolitano».

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