Porro, lavandai dal 1822: papà Giuseppe in negozio a 91 anni

Andrea Porro, a sinistra, con il padre Giuseppe dietro il bancone dell'attività in via Lucania

L’attività si trova a Lavanderie, quartiere che prende il nome dalla loro professione: era un distretto del pulito.

Sono due le attività segratesi riconosciute nel dicembre 2022 da Regione Lombardia come “botteghe storiche” (cioè che abbiano almeno 40 anni di attività documentate). Una è la Trattoria La Pergola in centro, l’altra è la Tintoria Porro a Lavanderie. Dietro ad entrambe storie di famiglie: il lavoro e la passione tramandate da padre in figlio.

Le origini della tintoria Porro affondano nell’800: nel 1822 venne registrata ufficialmente la prima attività di Domenico Porro, lavandaio e bugandaio – appellativo usato a quei tempi – in Borgo degli Ortolani a Milano. Di generazione in generazione, l’attività fu tramandata nel tempo e nel 1957 trasferita da Milano a Segrate, nel quartiere Lavanderie, che prende il nome proprio dalla cooperativa dei lavandai, di cui la famiglia Porro  fu fondatrice. Il trasferimento fu determinato dalla necessità di avere maggiori spazi per stendere i panni. Il procedimento di pulitura prevedeva che la biancheria venisse messa a mollo, lisciviata, battuta, sfregata e poi risciacquata e strizzata. Quando poi era ancora umida, veniva ripiegata in grandi ceste, portata all’aperto e appesa ai fili stesi per l’asciugatura, poi accomodata, tesa, passata al mangano e infine stirata. Da qui la necessità di trasferire l’attività a Lavanderie per avere ampi spazi all’aperto. Negli ultimi 50 anni, tutti questi procedimenti si sono modernizzati, grazie dall’introduzione di vari macchinari.

Immutata la passione e la dedizione al lavoro, portato avanti nella stessa sede di via Lucania, dove la famiglia lavora e abita. Il classico binomio “casa e bottega” che ha fatto il successo della piccola impresa italiana. «Sono cresciuto in mezzo alla biancheria, facendo i compiti su lenzuola e coperte – sorride Andrea Porro, titolare dell’attività arrivata alla settima generazione – per me è stato naturale proseguire il cammino iniziato dai miei avi. Vedremo se qualcuno dei miei tre figli, quando diventeranno grandi, vorrà continuare su questa strada». Accanto a lui è facile incontrare in negozio il papà Giuseppe, 91 anni, Ape d’Oro 2022, attivo e ancora pieno di energia al fianco del figlio.

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