Comuni più ricchi d’Italia, Segrate esce dalla top ten

La classifica è basata sulle dichiarazioni dei redditi riferite al 2021

La classifica stilata dalla CGIA di Mestre con l’imponibile medio dei contribuenti residenti secondo le dichiarazioni dei redditi 2021

Segrate fuori dalla top ten dei Comuni “Paperoni d’Italia”. È questa la novità della speciale classifica che ogni anno viene redatta in base alle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti italiani. Secondo l’ufficio studi della CGIA di Mestre, che ha analizzato i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze riferiti all’Irpef 2021, Segrate si piazza al quindicesimo posto sui quasi ottomila Comuni italiani, scendendo però di alcune posizioni rispetto al nono posto del 2019 e al decimo del 2020.

Al secondo posto la città con il quartiere “gemello” di Milano2

A guidare la classifica c’è Lajatico, centro di mille anime in provincia di Pisa sul gradino più alto del podio grazie a un imponibile medio di 54.708 euro: tra i suoi 985 contribuenti c’è il tenore Andrea Bocelli, nativo del paese. Dietro al piccolo Comune toscano, c’è la milanese Basiglio – dove si trova Milano3, “gemella” della segratese Milano2 – e a seguire la perla della riviera ligure Portofino (45.617 euro).

A Segrate sale l’imponibile medio, ma scende al quindicesimo posto

Il reddito medio registrato nel 2021 tra i 26.584 contribuenti residenti a Segrate è stato di 36.665 euro, in crescita rispetto al 2020 ma non abbastanza da mantenere il posto tra i primi dieci, superata da alcuni Comuni tra cui la “new entry” Forte dei Marmi ma anche da Milano, che ha scalato posizioni grazie a un’imponibile medio di oltre 37mila euro.

La classifica dei primi 20 Comuni con i redditi più alti (Fonte: Ufficio studi CGIA di Mestre)

Tra i capoluoghi di provincia, scorrendo i dati diffusi dalla CGIA, c’è proprio Milano, seguita da altri tre Comuni lombardi, Monza, Bergamo e Pavia. Scorrendo al contrario la classifica invece, i capoluoghi con redditi più bassi sono Catanzaro, Palermo, Campobasso e Napoli.

“Va sottolineato – spiega la CGIA – che i dati non includono i redditi dei soggetti a imposta sostitutiva o esenti da tassazione diretta, come gli interessi sui redditi di capitale e i redditi realizzati applicando il regime fiscale forfettario, e da eventuali integrazioni. E ovviamente in questa statistica non sono compresi nemmeno gli effetti del lavoro sommerso e dell’evasione fiscale che nelle aree più disagiate del Paese spesso costituiscono un vero e proprio “espediente” per sostenere economicamente in particolare modo le fasce sociali più deboli”.

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