A 58 anni ha concluso la sua seconda maratona. “Conta l’aspetto mentale”
Ha iniziato ad allenarsi e a correre per vincere una battaglia con se stesso, contro quelle che chiama le sue “convinzioni limitanti”. Gianfrancesco Meale domenica 5 novembre ha concluso la sua seconda maratona. Una delle più conosciute e importanti al mondo: la Maratona di New York, una gara di 42,195 km a cui partecipano ogni anno circa 50mila corridori, arrivata nel 2023 alla sua 52esima edizione.
58 anni, segratese, ha corso la sua prima maratona solo l’anno scorso a Berlino. Lo raggiungiamo telefonicamente poco dopo la conclusione della gara e ci facciamo raccontare quest’esperienza direttamente da lui, con ancora nelle gambe la fatica dei chilometri affrontati. «Tutto è nato all’interno di un percorso di studi di un master internazionale che sto seguendo», ci dice Meale, manager e presidente lombardo del CIM-Confederazione degli Italiani nel Mondo. «Grazie ad esso ho compreso che molti obiettivi che avrei potuto pormi nella vita li avevo sempre evitati nella errata convinzione che non fossero alla mia portata», racconta mentre spiega come nel correre una maratona sia determinante soprattutto l’aspetto mentale, perché si deve saper dosare le energie, ascoltare il proprio corpo e affrontare un gradino per volta.
«La New York City Marathon è un viaggio dentro i 5 sobborghi di New York, dentro la maratona e dentro sé stessi – riflette il dirigente – una gara che va vissuta, non solo corsa o camminata. Sono rimasto davvero colpito dall’entusiasmo e dall’accoglienza del pubblico che quando vedeva il mio pettorale con la scritta Italy e i colori dell’Italia faceva di tutto per incitarmi e spronarmi, con grandissimo affetto».
Ma come ci si allena a Segrate per una maratona? «Mi sono organizzato in tre anelli, da 10, 15 e 25 km, sfruttando il Centroparco e l’Idroscalo. È dura soprattuto d’estate perché col caldo si devono sfruttare le prime ore dell’alba, incominciando alle 5 del mattino».
Soddisfatto del risultato? «Il vero obiettivo nell’affrontare una maratona alla mia età è quello di riuscire a portarla a termine. I ponti di New York con i loro saliscendi, l’escursione termica di questo periodo dell’anno con caldo e freddo in poche ore e il forte vento sono davvero condizioni difficili. Ho chiuso in 5 ore e 20 minuti, non posso lamentarmi!».
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