Trattori, anche dei segratesi tra gli agricoltori in protesta: «Regole UE ci penalizzano»

Luca Sirtori, titolare con il cugino Davide di una storica azienda agricola a Segrate

Un corteo di oltre 50 trattori, tutti con le luci accese, il clacson… stentoreo, il tricolore in bella vista. Sono partiti dal presidio di Melegnano, il quartier generale della protesta, poco prima delle 13 di martedì 6 febbraio, per fermarsi sulla rotonda di via Jannacci a Novegro, con il terminal di Linate sullo sfondo. È stato l’ultimo blitz in ordine di tempo, dopo che gli agricoltori si erano fatti vedere in centro a Melegnano e sotto il Pirellone, aspettando i viaggi a Sanremo e a Roma già organizzati.

Un’azienda agricola nata nel 1900

Tra i trattori schierati a difesa del settore c’è anche quello segratese dell’Azienda Agricola Sirtori Cugini. Davide e Luca Sirtori, gli eredi di un’attività che ha aperto i battenti nel 1900 e che produce e vende anche direttamente nella cascina di Rovagnasco frumento per la panificazione, mais per gli animali e risone, potendo contare su più di 120 ettari di terreni tra Milano, Segrate, Vimodrone e altre realtà dell’hinterland.

I trattori martedì 6 febbraio in via Jannacci a Novegro

«Regole comuni anche per chi vuole esportare nei Paesi europei»

La battaglia, giusto martedì 6 febbraio, ha ottenuto un primo importante risultato: la Commissione europea ha ritirato il provvedimento che imponeva di dimezzare l’utilizzo dei cosiddetti pesticidi. «Quello legato agli agrofarmaci è un tema cruciale – spiega Davide Sirtori  anche perché i Paesi extra UE possono utilizzare molecole meno costose e la nostra competitività rispetto ai prodotti di importazione ne risente parecchio. L’Europa vuole salvare il mondo dal punto di vista ambientale, ma quanto potrà mai incidere sull’inquinamento globale? Un 5%? Non dico che non si debba fare qualcosa, ma perché funzioni si devono imporre regole comuni anche a chi vuole esportare i propri prodotti nei Paesi europei». La tutela del made in Italy va di pari passo rispetto a queste considerazioni, con gli agricoltori che sottolineano come si punti maggiormente su farina di grillo e carne “coltivata”, ritenuti più sostenibili dalla stessa Europa.

La disparità tra prezzi all’ingrosso e al dettaglio

C’è poi la questione dei prezzi dei prodotti, con una disparità eccessiva tra i prezzi all’ingrosso e quelli al dettaglio imposti dalla grande distribuzione. «C’è una speculazione fuori controllo – commenta Luca Sirtori – ormai anche sui cereali e sugli altri prodotti agricoli il nostro guadagno è a volte meno di un quinto rispetto al prezzo applicato sugli scaffali». Si parla poi tanto di PAC, politica agricola comune, ma poco si sa di cosa sia e soprattutto di quando sia nata. «L’insieme dei provvedimenti che stanno per entrare in vigore, peraltro con un anno di ritardo legato alla pandemia rispetto alla finestra 2023/2027 fissata dall’Europa – ricorda Davide Sirtori – è stato scritto nel 2020. È quindi ingiusto puntare il dito solo contro gli attuali governi, perché la colpa è di tutti».

«La protesta andrà avanti»

Il presidio di Melegnano, a ridosso dell’uscita dell’autostrada, è stato organizzato da “Riscatto Agricolo”, un gruppo nato poche settimane fa ma che ha già raccolto diverse adesioni e ha scelto questa modalità di protesta. Ha presentato un decalogo che sintetizza i motivi della battaglia e le richieste inoltrate all’Europa e all’Italia: si va dalla riprogrammazione del Green Deal appunto all’eliminazione del vincolo del 4% di campi da lasciare incolti, passando da una politica di detassazione agricola e dal no ai cibi sintetici. Tutte rivendicazioni che trovano anche spazio sui cartelli sistemati sui “musi” dei trattori durante i vari cortei. Il settore è in sofferenza da tempo, ma questa svolta europea lo mette a rischio, ribadiscano loro, Sirtori compresi, che portano avanti l’attività senza dipendenti. «Se li avessimo, per i costi che comporta la nostra azienda, non potremmo rimanere aperti», assicurano. Un primo successo è arrivato, rispetto ai fitofarmaci, ma non basta e gli agricoltori non hanno intenzione di fermarsi. 

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