Continuano le proteste dei residenti per i tagli perchè rendono difficoltoso arrivare a Milano.
È passato poco più di un anno dall’inaugurazione in pompa magna della tratta Linate-San Babila della M4. Era il 4 luglio 2023, primo giorno per la “blu” dei sogni e contestualmente ultima fermata di una serie di linee di superficie. Tra queste la 73 e la 38, almeno nella loro porzione oltreconfine per così dire. E un anno dopo, c’era anche Novegro al Parco Formentano a Milano, sabato 6 luglio, per l’ennesimo capitolo della battaglia per ottenere il ripristino di quegli autobus. Perché la 38 che ferma al Saini grida vendetta; perché la 973, sostituta della 73/ che anche nella versione 2.0 ha il capolinea in Piazzale Ovidio, non risolve i problemi segnalati dai cittadini della frazione.
«Manca completamente il collegamento con l’asse Corsica-22 Marzo – spiega Eleonora Rettani, protagonista della protesta lato Segrate – e per chi vive a Novegro questo significa l’impossibilità di accedere a servizi, dal supermercato al medico, per i quali ci si rivolgeva a quella parte di Milano». Ma il tema è più ampio. «Sono la prima a condividere l’obiettivo di limitare l’uso dell’auto privata – afferma Rettani, che vive a Novegro da circa trent’anni – ma per raggiungerlo devi avere un trasporto pubblico efficiente e questo passa da un’implentazione dello stesso e non da tagli fatti con l’accetta in nome di economie di scala tutte da verificare. E poi la metropolitana e le linee di superficie sono due tipologie di trasporto differenti: gli autobus hanno una capillarità che il metrò non può avere».
Torna sulla questione dell’accessibilità delle fermate della M4 per anziani e disabili, tra ascensori spesso guasti e altre difficoltà. Ma il ragionamento coinvolge tutti. «In realtà il servizio di trasporto pubblico è un diritto che va garantito – dice – ci sono anche persone che hanno deciso di prendere casa a Novegro in virtù di collegamenti che ora non esistono più».
Per quanto riguarda la 73, a dicembre l’allora capogruppo del Pd a Palazzo Marino, Filippo Barberis (ora capo di gabinetto dopo il rimpasto varato da Sala, ndr) ne aveva promesso il ripristino entro marzo. Poi la data si era spostata in avanti, arrivando a luglio. «Ancora niente – sospira Rettani – e dal Comune di Segrate non abbiamo avuto l’aiuto che ci aspettavamo. A maggio abbiamo invitato sindaco, assessore e consiglieri a una riunione dei comitati coinvolti: non si è presentato nessuno. Onestamente credo che sulla 38 potesse e dovesse fare qualcosa, facendosi carico della tratta “segratese” cancellata un anno fa».
E invece anche Segrate ha rimodulato il servizio e inserito il “Chiamabus” in sostituzione di alcune corse. «Hanno continuato a ripetere che la novità rappresenta un miglioramento – ricorda Rettani – ma io non lo vedo: la fermata non è fissa, devi per forza organizzarti con anticipo . E se non potessi farlo? Temo che Segrate punti sul futuro approdo della metropolitana, ma nell’attesa, peraltro di durata indefinita, non si possono lasciare sguarnite intere frazioni». Anche in virtù di servizi che latitano, come dicevamo, e che rendono necessario il collegamento con Milano. A settembre ripartirà la battaglia, anche perché altre zone del capoluogo si preparano a vivere la rivoluzione targata M4. E con essa i relativi sacrifici in superficie.
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