Il muro contro muro è ormai acclarato e totale. L’ultimo faccia a faccia, andato in scena venerdì scorso (21 febbraio) ha cristallizzato le posizioni dei vertici segratesi e certificato una rottura pressoché insanabile tra Lega e Forza Italia, la prima confermando la propria candidata Terry Schiavo, la seconda Laura Aldini.
Nessuno vuole cedere, nessuno fa quel passo indietro (o di lato) che agevolerebbe la trattativa e avvicinerebbe l’accordo per ricompattare il Centrodestra. «La situazione è questa – conferma Graziano Musella, commissario provinciale degli azzurri – ma uno spiraglio c’è ancora». Tiene la porta socchiusa, quindi, con la certezza che ormai l’unica svolta possa arrivare da un terzo nome, sul quale il tavolo milanese sta lavorando. Anzi… un quarto nome. Perché nel frattempo a uscire allo scoperto è Fratelli d’Italia. L’aveva anticipato il segretario cittadino Pietro Ferrari, che dopo svariate occasioni nelle quali aveva vestito i panni del “mediatore” sottolineando l’importanza di trovare la quadra tra i tre partiti della coalizione, aveva dato per imminente la presentazione di un proprio candidato. Ed eccolo.
Si tratta di Luca Sirtori, presidente della sezione segratese dell’Associazione Nazionale Carabinieri dal 2015, nonché membro della famiglia che da quattro generazioni gestisce la famosa azienda agricola a Rovagnasco.
«L’attuale situazione e l’avvicinarsi della scadenza elettorale – spiega Ferrari – ci ha portato a rompere gli indugi e a presentare il nostro candidato. Ovviamente siamo pronti e disponibili a un confronto sereno con Lega e Forza Italia per realizzare un programma condiviso che possa riunire il Centrodestra e che possa risultare vincente».
Tornando al duello, ormai all’arma bianca, tra Carroccio e berlusconiani, c’è una sorta di leopardiana… quiete dopo la tempesta, in attesa che dall’alto arrivino direttive chiare. Nessuno nega che la rottura sia a un passo, neppure tra chi sta gestendo la partita più ampia legata alla tornata elettorale nel suo complesso, milanese ma perfino lombardo. Eppure, nessuno vuole intestarsi la responsabilità del naufragio del Centrodestra qui a Segrate. E allora ecco che si lavora, sottotraccia, all’ipotesi di un nome segratese (questo requisito è ritenuto indispensabile da tutte le parti in causa a livello locale) non necessariamente militante, almeno non attualmente, magari espressione dell’imprenditoria o dell’associazionismo, possibilmente con un passato da amministratore o comunque in politica. Un profilo difficile ma non impossibile da trovare, sussurra qualcuno. Il fatto è che il tempo stringe, qualcuno sostiene che quello per un accordo vincente sia già finito o quasi. I protagonisti del tavolo provinciale fissano un’altra deadline, l’ultima assicurano: 15 giorni per una svolta, altrimenti al primo turno si va in ordine sparso. Ci sperano ancora lassù, ma a Segrate è baruffa vera.S
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