«Ho avuto il coronavirus con sintomi lievi, ho perso olfatto e gusto e solo ora li sto lentamente riprendendo. Il test sierologico ha confermato che ho gli anticorpi, sto bene e continuo con l’obiettivo che mi sono dato nei mesi di lockdown, e cioè dare notizie e segnali di speranza di fronte al pessimismo e all’allarmismo diffusi senza sosta da media e istituzioni durante la pandemia».
Ha scelto Facebook, dopo può contare su decine di migliaia di fan, il colonnello Mario Giuliacci, 80 anni, per raccontare il suo “contatto “con il virus. E anche per criticare duramente il registro comunicativo utilizzato durante la pandemia da giornali, esperti e anche istituzioni. «Ho avuto i sintomi del virus a metà marzo, credo di averlo contratto in ospedale – ci spiega Giuliacci (che cura una rubrica sul meteo sul Giornale di Segrate) – pochi giorni fa ne ho avuta conferma tramite il test sugli anticorpi. I sintomi? Io ho avuto solo la perdita di gusto e olfatto, che solo ora stanno lentamente tornando».
Per tre mesi, il meteorologo ha pubblicato sui social i dati “positivi” sull’epidemia, perché? «Il Papa ha detto: “Quanto è nocivo il pessimismo, è così che non torna la speranza”: io sono d’accordo con Francesco, certo la prudenza e le misure rigide sono state necessarie davanti alla tragedia dell’epidemia, ma servivano parole di speranza e umanità che non ci sono state, anzi era una gara a chi faceva previsioni più tragiche annunciando l’ecatombe dei mesi a venire». Una comunicazione “pericolosa”, secondo il Colonnello. «Sì, perché la depressione specialmente tra gli anziani è molto difficile da superare – spiega – pur non avendo certezze si è usata una comunicazione a tinte fosche, senza una nota di speranza: per questo ho cercato di fare la mia parte trasmettendo notizie positive suffragate dai dati».
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