E i bambini sotto i 3 anni? Il lockdown infinito dei più piccoli (e dei loro genitori)

C’è stata la didattica a distanza, ci saranno i camp estivi, ma per loro, per i bambini da 0 a 3 anni non c’è stato nulla e ancora non si sa se ci sarà qualcosa. Nè quando. Già perché se tanto si è parlato di come organizzare la scuola via web, se si discute di ritorno in classe con le mascherine, se si valuta che attività fare nei centri estivi… beh tutto questo riguarda solo ed esclusivamente i bambini che abbiano compiuto i 3 anni di età. Per quelli più piccoli, quelli che in teoria a giugno e luglio starebbero ancora frequentando i nidi, di loro nessuno parla. Un silenzio assordante durato 3 mesi, rotto solo settimana scorsa, giovedì 4 giugno, da una dichiarazione della Ministra all’Istruzione Lucia Azzolina, su Facebook, in cui annuncia che “sono state definite le linee guida per le attività estive anche per la fascia da 0 a 3 anni. Grazie a queste indicazioni i centri estivi per i bambini più piccoli potranno aprire e svolgere le attività in sicurezza”. Sì, ma come? E perché si parla di centri estivi e non di riapertura nidi che da calendario scolastico dovrebbero restare aperti tutto luglio? Ha senso un centro estivo per un bimbo così piccolo, senza tutto il delicato processo dell’inserimento?

Al momento non c’è nessuna risposta concreta. Nè su questi ipotetici centri estivi, né sulla ripartenza a settembre (anzi, il nostro calendario scolastico segratese riporta come data d’inizio il 31 agosto…). In questo limbo le famiglie si sentono abbandonate, con tutte le difficoltà di gestione se entrambi i genitori lavorano. Sì, c’è il bonus baby sitter, un contributo “una tantum” portato con il nuovo decreto a 1.200 euro, ma tenendo conto che sono a casa da marzo non è certo risolutivo.

Io mi sono dovuta fermare completamente con il lavoro per i 3 mesi di lockdown – racconta Valentina Ormas, imprenditrice di Milano2. Non potevo fare nulla in casa con due bambini di 3 anni e 1 anno e mezzo. Non potevo avere l’aiuto dei nonni, che ancora ho scelto di vedere solo all’aperto e a distanza di sicurezza, non avevo la tata, visto che non si poteva uscire di casa e così mi sono ritrovata tutto il carico sulle mie spalle, dato che mio marito lavorava tutto il giorno in smartworking. È stato molto faticoso, mi sono dovuto ‘reinventare’ una nuova quotidianità  – commenta – ed è ancora faticoso, ma almeno ora ho l’aiuto di una tata mezza giornata e appena si potrà manderò la più grande al centro estivo. Vedremo a settembre se potremo mandare il piccolo al nido, lo spero”.

Attualmente non ci sono risposte, un limbo di incertezze. “Quello che fa rabbia è che non se ne parli – commenta Elisa Covello, mamma di due bambini, l’ultima di un anno e mezzo. È assurdo che non venga affrontata una questione così urgente e sui cui bisogna avere risposte, possibilmente non l’ultimo giorno di agosto…” Elisa è mamma e pedagogista; proprio questa primavera avrebbe dovuto inaugurare la sua nuova attività imprenditoriale: uno spazio multifunzione per piccolini in centro a Segrate, Venti di Novembre. Tutto è stato improvvisamente bloccato a causa dell’emergenza sanitaria e ora non sa nemmeno se potrà ripartire a settembre. “Non si sa né quando, né come si potrà riprendere. Da parte mia sto valutando di modificare il mio progetto iniziale e trasformare l’attività in un micronido, ma dovrei iniziare ad organizzarmi e come faccio se non ho nessuna certezza?”.

Intanto Elisa continua a fare la mamma, con il suo “micronido famigliare” e come Valentina si è ritrovata a doversi prendere tutto il carico famigliare sulle spalle. “È stata davvero dura – commenta – ritrovarsi con un sovraccarico così. Mio marito lavorava tutto il giorno in smartworking e dunque per forza di cose mi sono ritrovata a dovermi occupare di tutto, senza l’appoggio dei nonni. Una grande fatica”. La domanda è quanto durerà e quando inizierà la fase2 anche per i cittadini più piccoli. E per i loro genitori.

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