Claudio Gasparini: “Una città più coesa con trasporto pubblico, sport e associazioni”

Il candidato sindaco della lista civica Liberal Segrate

Sulla scena politica cittadina si affaccia per la prima volta anche Liberal Segrate, un nuovo soggetto civico che presenta alle elezioni comunali come proprio candidato sindaco Claudio Gasparini, 64 anni residente a Novegro (qui la biografia e il programma completo). Punta molto su tre connotati precisi: lo sport e l’associazionismo, cavalli di battaglia dello stesso Gasparini, e il commercio locale, visto che diversi nomi in lista provengono da questo settore.

Partiamo da qui: quali sono le idee per rilanciare i negozi di vicinato?

«È fondamentale tornare a promuovere eventi nei quartieri, feste di via ma non solo. Le regole per organizzare questo genere di cose sono troppo stringenti, rappresentano legacci per gli esercenti. Ma Segrate è spenta e va ravvivata, in tutti sensi.

Una valutazione che non è limitata al commercio, quindi?

«Credo che vada sviluppato un senso di aggregazione che al momento manca. Un cittadino di Redecesio, ad esempio, non si sente segratese: è come se le varie frazioni fossero Comuni a sè stanti. Vogliamo una città “intera” e per arrivare a questo risultato è cruciale avvicinare i quartieri, ad esempio migliorando il sistema del trasporto pubblico interno».

In che senso?

«Divento matto quando sento parlare della M4, discorso al momento lontano nel tempo, quando dai quartieri periferici servono 40 minuti per raggiungere il centro di Segrate, ben di più di quanto un nostro concittadino impiega per arrivare nel cuore di Milano. La gente aspetta questa svolta, so che ha un costo ma non si può accettare che le cose stiano così senza lavorare con Atm per impostare un servizio migliore».

Veniamo allo sport, tema a Lei molto caro.

«Dico una cosa per cominciare: a Milano per la gestione degli impianti sportivi si ragiona per bandi che vanno fino ai 19 anni; qui da noi le concessioni sono di uno, due o tre anni. In questo modo è fatale che nessun operatore faccia investimenti per migliorare gli impianti stessi. Bisogna smettere di avere paura. E poi siamo carenti di strutture, ci sono squadre di varie discipline che devono andare a Milano per allenarsi e giocare. Non avere una palestra adeguata in una città come Segrate è ridicolo, non c’è proporzione tra il numero di spazi e quello delle società che insistono sul nostro territorio. Serve un cambio di passo, anche perché lo sport rappresenta un antidoto al disagio sociale dei ragazzi e al rischio che deraglino verso comportamenti negativi».

Altro fronte è quello delle associazioni, non solo sportive.

«Il Comune deve essere più attento, garantire una sede alle nostre realtà, trovare una formula e degli spazi adeguati. Soprattutto per quelle associazioni che si occupano di disabilità, qui l’amministrazione poteva e doveva fare di più».

Rispetto a Westfield qual è la vostra posizione?

«Poteva e può ancora essere una grande opportunità per Segrate, soprattutto in tema di infrastrutture. Forse il modello del grande centro commerciale è un po’ superato, gli Stati Uniti insegnano da questo punto di vista, ma noi dobbiamo fare un pressing assoluto per portare a casa l’intera viabilità speciale e per farlo al più presto».

La tutela del verde resta uno dei cardini di quasi tutti i programmi elettorali. Voi come agireste rispetto ai nuovi insediamenti previsti?

«Credo che l’idea di verificare nel dettaglio la situazione dei capannoni abbandonati e di impostare un lavoro che porti a riconvertire quelle aree in terreni sui quali edificare ma anche le stesse strutture in nuove abitazioni, sarebbe il modo giusto per scongiurare ulteriore perdita di territorio e di verde. E le scelte di grande impatto devono passare dagli organi elettivi».

Cioè?

«Nella mia precedente esperienza in Consiglio comunale ho capito che l’aula e le commissioni spesso vengono tenute addirittura all’oscuro di interventi fondamentali. Seguendo la vicenda legata al nuovo centro cittadino, mi pare che anche con Micheli si ragioni così. Dovrebbe essere l’eccezione quella di un sindaco che decide tutto nel suo ufficio senza passare dai rappresentanti eletti dai cittadini, qui invece è la normalità. E questa cosa deve cambiare»

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