Claudio Viganò: “La politica locale ha cambiato rotta, ma ora serve più incisività”

Il candidato alla carica di sindaco per la lista civica Lega Federalisti Segrate

«L’amministrazione e la consigliatura uscenti hanno un grande merito, quello di aver imposto un drastico cambio di direzione alla politica in un Comune che pur tra i più ricchi d’Italia è finito sull’orlo del fallimento. Ora però servono più rapidità, efficacia e incisività nelle scelte e una visione che io chiamo imprenditoriale per affrontare il periodo difficilissimo che ci aspetta». Claudio Viganò è il fondatore e candidato sindaco della Lega Federalisti Segrate e negli ultimi cinque anni, grazie all’apparentamento con la coalizione di Micheli al ballottaggio del 2015, ha ricoperto la carica di presidente del Consiglio comunale di Segrate. Due lauree, commerciante e imprenditore edile, un lungo curriculum politico partito dalla Lega Nord (“quella di Bossi e Miglio, non quella odierna di Salvini nella quale non riconosco più nulla degli ideali federalisti”), Viganò ci riprova correndo alla poltrona di borgomastro alle prossime elezioni in solitaria (qui la biografia e il programma completo).

Quali sono i punti chiave del suo programma elettorale?

«Al primo posto metto lavoro, viabilità e “grandi opere” in cui includo Westfield e Intermodale ma anche i tanti progetti incompiuti sul territorio. Gli effetti del Covid avranno un impatto serio sui conti comunali, ma soprattutto sulle piccole imprese e i commercianti: sarà fondamentale dare loro tutto il supporto possibile e penso a uno sportello ad hoc per aiutare chi ha meno strumenti a innovarsi, digitalizzare, entrare nell’e-commerce. C’è è il pericolo di una desertificazione delle zone commerciali, che vanno ripensate anche alla luce delle nuove modalità di lavoro imposte dall’epidemia».

Ha citato i conti comunali, stretti tra le maglie del pre-dissesto…

«Lo stato del bilancio è ancora precario, non possiamo nascondercelo. Tanto più che già quest’anno si vedranno gli impatti della crisi Covid. Segrate ha vissuto per anni al di sopra delle proprie possibilità, con tasse come l’addizionale Irpef molto al di sotto della media, che sono stati riportate al livello dei Comuni vicini. Certo alcune scelte avrebbero dovuto essere maggiormente ponderate, penso alla decisione di destinare parte degli oneri di Westfield all’estinzione di mutui quando si sarebbero potute cercare strade alternative per utilizzare queste risorse per interventi straordinari ad esempio sul patrimonio verde cittadino, la cui gestione non è priva di criticità».

Westfield: la preoccupa lo stop all’opera?

«Il destino del progetto è in mano all’operatore, l’intero settore è al centro di cambiamenti a livello mondiale. Il Comune deve vigilare sugli impegni presi e penso soprattutto alla Cassanese Bis: è ora di mettere una parola fine a questa opera che seguo da quando ero in Regione nel 1993. A Pioltello hanno interrato la Cassanese e noi nel 2020 parliamo ancora di espropri… Westfield non è comunque l’unica “grande opera” su cui si gioca un pezzo importante del futuro della città».

Pensa all’Intermodale?

«Non solo. Quel progetto è arrivato anche a causa della mancanza della precedente amministrazione, che nel 2014 non partecipò alle conferenze dei servizi dove forse Segrate avrebbe potuto incidere. L’amministrazione Micheli ha ottenuto ottimi risultati in merito alle opere di mitigazione, certo resta il nodo della Rivoltana, un pericoloso imbuto. È necessario inoltre monitorare con attenzione la situazione di Linate, oggetto di restyling e di un programmato aumento del traffico, cercando di ottenere le giuste compensazioni per la nostra città. C’è poi il Pums, il piano della mobilità, che andrà portato a termine con un occhio di riguardo per la viabilità interna che in alcuni casi, come in Centro, aggiunge difficoltà alle tante già esistenti per i piccoli commercianti».

Pgt, un’altra questione al centro della politica locale.

«A Segrate ci sono troppi interventi incompiuti, oggetto di convenzioni del passato con introiti già incassati che restano ferme. Boffalora, Village, Holcim, per citarne alcuni. È necessario trovare soluzioni. Sul Pgt del 2012 gravavano le sentenze dei giudizi amministrativi, che hanno forse spinto l’amministrazione Micheli ad approvare velocemente una variante che in alcuni aspetti avrebbe potuto essere maggiormente approfondita».

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