“Sono un bullo, ma solo sul set”. Luca Cagnetta, da Segrate… al grande schermo

Luca Cagnetta, attore 17enne, nel cast di Glassboy, film per ragazzi con Loretta Goggi

Gianni è un bullo, di quelli che si muovono in branco e, di solito, se la prendono con il più debole. Gianni è uno dei protagonisti di “Glassboy”, film per ragazzi uscito da pochi giorni sulle piattaforme on demand (Sky Primafila, Google Play, Rakuten, iTunes, Chili) ed è interpretato da un 17enne segratese, Luca Cagnetta, che del bullo, nella vita vera, non ha proprio niente. «Non so perché mi scelgono spesso per la parte del cattivo – sorride raccontandoci la sua ultima avventura – Sarà che mi viene bene… ma io sono proprio tutto l’opposto!».

DAGLI SPOT AI FILM D’AUTORE

Occhi verdi profondi, sorriso aperto, parlantina sciolta, Luca non è nuovo alle esperienze sul set. Ha iniziato la sua “carriera” a 8 anni come baby attore di spot televisivi per noti brand. Negli ultimi anni si è dedicato alla recitazione in diversi cortometraggi e film, l’ultimo appunto “Glassboy”, nel cui cast figura anche Loretta Goggi ed è arrivato in finale alla winter edition del Giffoni Film Festival (sotto alcune scene tratte dal film). In questa, come in altre pellicole, a lui tocca la parte dell’attaccabrighe, anche se Luca è proprio quello che si definisce “un bravo ragazzo”. «Non sono per nulla un tipo violento o aggressivo – dice di sé – e non amo nemmeno mettermi in mostra, né parlare di me o di quello che faccio al di là della scuola».

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IL SOGNO DI RECITARE E… IL PIANO “B”

Dopo le medie alla Leopardi, Luca si è iscritto al liceo linguistico dove sta frequentando il quarto anno. Nel suo futuro c’è il sogno di continuare a recitare («Vorrei che diventasse un vero e proprio lavoro, è quello che mi piace fare»), ma con un solido… “piano B”. «Sicuramente mi iscriverò all’università – spiega. Non ho ancora deciso la facoltà, ma voglio laurearmi per darmi un’altra possibilità, non puntare solo ed esclusivamente sul mondo dello spettacolo».

PANDEMIA PESANTE PER LO SPETTACOLO

Un mondo che mai come in questo periodo è stato messo a dura prova dalla pandemia, con cinema e teatri chiusi da mesi, produzioni ferme, progetti cancellati. «È stata una vera mazzata per tutti i lavoratori dello spettacolo – commenta Luca – nel mio piccolo l’ho vissuto anch’io vedendo lavori rimandati a date da destinarsi, programmi futuri con tanti punti interrogativi…». Per lui il lockdown è stato un periodo difficile, come per tutti gli adolescenti, passato dalla iniziale euforia (“Evviva, pensavo, niente scuola!”) a una progressiva angoscia e chiusura. «Ho realizzato solo dopo un po’ di tempo quello che succedeva – spiega – ero scioccato nel vedere come era ridotta l’Italia, i malati, i morti… Stavo proprio male». E poi c’è stata la didattica a distanza, l’isolamento, la mancanza di sport…

“ANDARE A SCUOLA PUÒ ESSERE BELLISSIMO”

«Finalmente ora siamo tornati a scuola, al momento frequento un giorno in presenza e un giorno da remoto – racconta – un mix che mi sembra un giusto compromesso. La Dad non è come andare a scuola, sei distratto, ti manca la vita in classe… all’improvviso ho capito davvero quello che doveva provare il protagonista del film, un bambino malato costretto a stare a casa”. Glassboy, tratto dal romanzo “Il bambino di vetro” di Fabrizio Silei, parla di un bambino affetto da una malattia rara che per questo viene tenuto a casa, iper-protetto dalle cure della famiglia, preoccupata di quello che potrebbe capitargli all’esterno. Fino a che l’amicizia con un gruppo di coetanei non diventa la spinta per uscire, con coraggio, verso la vita, con tutti i rischi che questo comporta. «Ho capito che davvero, come dice il protagonista, andare a scuola può essere bellissimo».

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