Lavanderie “capitale” del subbuteo. “Antidoto a social e videogiochi”

Alcuni membri del Subbuteo Club Lavanderie. Da sinistra: Alessandro Porro, Davide Landriscina, il presidente Andrea Porro, Enrico Casiraghi, Manuel Pagani e Daniele Landriscina (foto pre-Covid)

Un panno verde, miniature… basculanti con le maglie riprodotte nei dettagli, un pallone sproporzionato, pomeriggi spesi a calibrare traiettorie. Il Subbuteo è il calcio da tavolo, anche se in tanti giocavano accovacciati a terra in quegli anni lontani tre decenni buoni. Il Subbuteo, nostalgia canaglia per alcune generazioni, a Segrate ha una casa, diremmo quasi che a Segrate ha trovato cittadinanza, patria addirittura.

IL CLUB DI LAVANDERIE

Dal 2019 esiste un Club che ha la sede a Lavanderie, in particolare nell’oratorio della parrocchia. «Sì, perché è nato lì – racconta Daniele Landriscina, socio e ideatore del logo, nonché organizzatore degli eventi – Era il 9 giugno, si stava tenendo la festa del quartiere e Andrea Porro, il nostro attuale presidente, ha proposto di rispolverare il Subbuteo per un torneo legato alla giornata. Da lì è partito tutto». Una decina di appassionati risposero alla… convocazione e proprio in quella giornata all’insegna dei ricordi nacque il progetto di riportare quelle miniature sulla ribalta. «È stato un momento speciale – ricorda Landriscina – perché la passione di Lavanderie per il Subbuteo affonda le proprie radici negli anni ‘80. È stato come tornare indietro nel tempo, a quando con i compagni di classe dell’epoca creammo un gruppo che si cimentò in svariati tornei; io giocavo tutti i pomeriggi a casa mia con un amico, che peraltro adesso è socio del Club. Dopo di noi la tradizione proseguì con un’altra compagnia di ragazzi che ereditarono la nostra passione. Quando Porro ebbe l’idea di sistemare un campo all’aperto in occasione della festa del quartiere, molti di quei due gruppi aderirono con entusiasmo».

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ARRIVANO I CAMPIONI

Tutto parte da quel giorno e cresce in fretta, al netto della pandemia che piazza ostacoli sulla via. Ma il Club fa in tempo a organizzare il suo primo campionato, sponsorizzando il tutto su Facebook e rintracciando ben 18 soci e altrettante squadre. C’è di più. Tra chi risponde all’appello social, Vincenzo Pagone di Redecesio e Davide Massone di Lambrate. Due campioni di Subbuteo, poco da dire e da fare. «Hanno alzato l’asticella – conferma Lascindrina – insegnandoci regole più precise e “trucchi” come quello di lucidare in modo opportuno le miniature dei giocatori oppure tocchi di classe e soprattutto… di misura».

CAMPI PER TUTTI I “LIVELLI”

Si è partiti con un campo piazzato nel salone della parrocchia di Lavanderie, pian piano si è arrivati a 5 terreni di gioco costruiti in legno, alcuni con le porte in metallo, vera e propria sciccheria. Campionati, coppe europee (la parte alta in Champions e l’altra in Europa League) coppa italia, tornei ad hoc come quello dell’Immacolata. «Alla fine una delle cose più belle è il ritrovarsi insieme, al netto del gioco – ammette Landriscina – Tant’è vero che siamo attivi in parrocchia, c’è chi lavora come volontario al bar del salone che ci ospita, ma noi quei muri li abbiamo anche ritinteggiati. Il Subbuteo è anche un modo per incontrarsi, giocare insieme e socializzare. Anche prima che il nuovo parroco ci spronasse, avevamo sistemato un campo di gioco a 7 a disposizione di tutti. Volevamo coinvolgere altre persone, specialmente ragazzini. Stiamo progettando di creare due stagioni, una per noi “senior” e una per i novelli appassionati: è un obiettivo più che un sogno. Mio figlio ha abbandonato la PlayStation per il Subbuteo e questo conferma come sia un antidoto ai social e all’isolamento legato alle console. Ciascuno di noi ha un suo stadio fisso in casa, ce lo siamo costruiti. Il mio è un metro e mezzo per uno». Un’occupazione di suolo casalingo… «Come l’ha presa mia moglie? Lei ha avuto il cane che voleva, io il mio campo di Subbuteo», scerza Landriscina. Ma vista la passione, l’emozione provata nel tornare a quegli anni… scherza fino a un certo punto. 

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