La “motofficina” di Andrea, per ricordare il giovane centauro scomparso

Andrea Oliva in sella alla sua moto da cross. Il giovane segratese ha perso la vita in uno scontro sulla Padana il 27 febbraio

La famiglia del giovane motociclista, vittima cinque mesi fa di un incidente stradale, sta cercando uno spazio per creare un’officina dedicata alle due ruote.

La moto era tutto per Andrea. È stato il primo brivido, la passione più grande, il sogno da rincorrere, l’ultimo viaggio. Se n’è andato cinque mesi fa, Andrea Oliva, segratese 22enne, e lo ha fatto in sella alla sua moto da cross. Manca tutto di lui, ma è tanto, tantissimo, anche ciò che resta. Il ricordo vivo di chi lo ha amato, le tracce che ha lasciato in coloro che con lui hanno condiviso quell’amore grande per le due ruote e per il rombo del motore. E allora ecco che mamma Lidia, insieme alla sorella Giorgia e alla fidanzata Marica, sta cercando il modo giusto per ricordare Andrea. Sulla scorta dell’esempio della Ciclostazione segratese, l’idea è quella di reperire uno spazio, magari un capannone abbandonato o sfitto, nel quale creare una “motofficina” da affidare ai ragazzi con i quali Andrea era solito ritrovarsi nei week-end a Liscate per occuparsi dei propri bolidi. «Lui aveva spesso il problema di dover chiedere a suo padre di spostare l’auto dal box per poter lavorare sulla sua moto – spiega la madre, Lidia Rella – e credo che sia un bisogno comune a tanti ragazzi. Stiamo cercando uno spazio a Liscate perché era il suo posto, ma siamo disponibili a spostarci a Segrate o altrove. Stiamo distribuendo un volantino alle ditte della zona industriale chiedendo la disponibilità di un capannone, anche da sistemare e pagando un affitto modico».

Perché quei ragazzi per Andrea erano un’altra famiglia e ci sono sempre stati, ci sono ancora. «Restano vicini a noi – racconta Lidia – sono formidabili. Stanno organizzando raduni in ricordo di mio figlio, hanno scritto una canzone per lui e hanno girato un video. Lo tengono vivo nel ricordo». A Liscate Andrea è arrivato per caso, quando uno dei suoi futuri amici centauri lo ha avvicinato e gli ha detto di seguirlo fin lì. Ma la passione è antica, innata. «Quando era ancora nel passeggino mi chiedeva di fermarmi quando passavamo accanto a una moto – ricorda la mamma – restavamo lì fino a quando non accendeva il motore… Gli abbiamo comprato una minimoto, ma per quella vera gli abbiamo detto che avrebbe dovuto pensarci lui. E così ha fatto. Si è diplomato e poi ha iniziato a lavorare e a risparmiare per acquistare la sua prima moto da cross». Lidia Rella vorrebbe costituire una onlus dedicata ad Andrea, ci sta lavorando. La “motofficina” è un punto di partenza, insomma, verso un progetto che crei un centro di aggregazione giovanile legato alle due ruote. Perché Andrea e la moto erano e sono una cosa sola, anche nel dolore questo assioma regge e si conferma. E non è fatalismo, neppure coraggio; è solo un dato di fatto. Che lascia un groppo in gola e lo scioglie al tempo stesso, racconta una vita che manca e mancando resta. 

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