Segrate dovrebbe incassare le sanzioni per un giorno a settimana, ma ancora è tutto fermo. Pendono questioni tecniche e mancano i vigili.
Servirà nuovamente la mediazione della prefettura, come del resto già successo per la firma del protocollo di febbario 2019 che sembrava aver risolto la questione delle multe a Linate. Si era chiuso con un accordo che prevedeva che Segrate potesse operare in via esclusiva nello scalo e incassare i proventi delle sanzioni erogate per un giorno alla settimana. Tre anni dopo, due dei quali caratterizzati dalla pandemia che ha congelato la situazione, l’intesa non è ancora operativa.
L’impasse è dovuto a questioni tecniche, in particolare quella che riguarda l’installazione di una nuova telecamera “segratese” che si accenda simultaneamente allo spegnimento di quella già presente gestita da Milano. Il sindaco Micheli sostiene che non sia necessaria, parlando di un’apertura dell’assessore milanese Granelli alla soluzione che prevede l’utilizzo da parte dei ghisa segratesi dell’attuale infrastruttura. «Posizionarne una identica accanto a quella esistente – sottolinea Micheli – sarebbe una spesa di soldi pubblici davvero difficile da spiegare ai contribuenti». Da Piazza Beccaria, però, filtra una versione decisamente diversa. La nuova telecamera è indispensabile, fanno sapere da Milano, sia per questioni legate alla privacy dei dati da condividere sia per procedure che prevedono che i Comuni indichino ad Enac, che insieme a Sea gestisce tutta l’area dello scalo, quali sono i soggetti sanzionatori e che ottengano le autorizzazioni da prefettura e ministero per l’installazione delle infrastrutture deputate ad accertare le infrazioni.
C’è poi la questione già richiamata della privacy, con una “white list” di veicoli autorizzati ad accedere all’area di Linate che viene aggiornata quotidianamente ed è in capo al comando di polizia locale del capoluogo. Segrate chiede che Milano condivida questi dati, magari passando da Enac per evitare un trasferimento diretto difficile da giustificare rispetto alla normativa sulla privacy; il capoluogo ritiene questa soluzione impraticabile. Peraltro resterebbe un’ulteriore difficoltà di tipo tecnico perché serve un sistema ad hoc al quale appoggiare il database. Da questo impasse si è cercato di uscire attraverso tavoli tecnici, che però non hanno portato a un accordo tra le parti. Per questo in primavera sono già fissati incontri operativi in prefettura, anche perché in realtà il protocollo del 2019 è formalmente scaduto, aveva durata biennale ed è stato prorogato con la nuova deadline che si avvicina a grandi passi.
IL CAPITOLO DELLA SOSTA
Sono invece da rifare i due accordi che al protocollo facevano da appendice, quelli che prevedevano che Sea si facesse carico di finanziare l’assunzione di sei ausiliari della sosta, diventati poi vigili a tempo determinato, che erogassero multe per divieto di sosta a Linate per conto di Segrate. E qui la situazione è cambiata radicalmente con il Covid. Sea, dopo il 2020 drammatico, chiuderà in passivo anche il bilancio del 2021, con dipendenti in cassa integrazione e l’impossibilità di dar seguito all’impegno preso tre anni fa e anch’esso scaduto. D’altra parte Micheli non può provvedere da solo all’assunzione di quei vigili (ne arriveranno due, ma per coprire Linate servono tre turni e quindi sei persone, ndr). Il primo bando andato deserto nell’era pre-Covid pesa, lo ammette anche il sindaco, che però spera che nel 2023, come stimato, lo scalo torni a regime e la discussione possa ripartire. «L’aeroporto è una ricchezza per Segrate, molti concittadini lavorano lì – spiega Paolo Micheli – ma porta onori e oneri alla città, dall’inquinamento acustico al traffico. Vogliamo che questo sia riconosciuto in qualche modo, lo dobbiamo ai cittadini».
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