86 anni, decano degli amatori segratesi, negli anni ‘70 fondò con alcuni amici la prima squadra di ciclismo cittadina «Pedalavamo per passione, ma quella gara…»
«Ho letto sul giornale che pubblicate le foto dei lettori, avrei alcune immagini da mostrarvi se vi interessa, sulla prima squadra ciclistica di Segrate…». Si è presentato così Mario Gatti, 86 anni, segratese d’adozione e… di ritorno («Ho girato, ma alla fine sono sempre tornato qui», sorride) oltre che, abbiamo scoperto, memoria storica del ciclismo cittadino che ha vissuto tra gli anni ‘70 e ‘90 la sua epoca d’oro con il fiorire di diversi gruppi e squadre che coloravano le strade la domenica, quando era normale vedere un folto “peloton” di amatori muoversi di buona mattina per raggiungere la Brianza, la Bergamasca e le altre mete classiche dei ciclisti milanesi.
Il signor Gatti, noto in città anche per essere stato il titolare dell’edicola di via Morandi fino al 1991, dopo una carriera all’Innocenti, è cresciuto a pane e meccanica e la bici – assieme alle moto – è nel suo dna. «Me le sono sempre costruite da solo e per un certo periodo ho anche avuto una ciclofficina a Novegro, in via Rivoltana – racconta – in bici ci sono però sempre andato per passione, togliendomi la soddisfazione di partecipare a qualche gara da amatore». Anche se resta il rammarico per una corsa a Segrate, con traguardo proprio di fronte alla sua edicola, persa in volata da lui che per costituzione era proprio un passista-velocista e difendeva i colori (giallo-blu ovviamente) del Pedale Segratese. «Abbiamo creato la squadra a metà anni ‘70, eravamo un bel gruppo, ci allenavamo durante la settimana e poi la domenica via a macinare km, anche sopra i 100-120 – ricorda – si andava in bici per divertirsi, qualcuno si è poi fatto strada anche nell’agonismo ma per tutti era una grande gioia pedalare insieme… andavamo dal dottor Zavaglia, lo storico medico di Segrate, per le visite di idoneità».
Erano gli anni delle grandi rivalità che accendevano gli animi degli appassionati, prima tra Gimondi e Merckx poi tra Moser e Saronni. «Non ero tifoso di qualcuno in particolare, ho sempre amato questo sport e tuttora lo seguo», dice Gatti, che elenca i tanti segratesi che hanno pedalato con lui a partire da Dino Velli, storico nome della bici a Segrate che fece parte di un altro sodalizio ciclistico cittadino, il Circolo familiare segratese che aveva la sua sede proprio in via Grandi 28 presso la Cooperativa Edificatrice che è anche editore del Giornale di Segrate. «Ci trovavamo qui nel cortile del Circolino nel fine settimana da dove partivano le nostre gite – continua Gatti – erano delle pedalate tra amici cicloturisti, non si facevano corse… eravamo tanti e passavamo delle bellissime giornate insieme scoprendo i tanti percorsi del territorio». Oggi stiamo riscoprendo la bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, ma il ciclismo amatoriale non ha i numeri di un tempo… mancano i campioni ad ispirarci? «Non saprei, oggi è più difficile emergere perché sono tutti fortissimi e comunque i campioni italiani non mancano, vedi Nibali – riflette Mario – sì, noi siamo invecchiati e oggi forse sono meno i ciclisti ma è anche vero che andare in bici per strada è sicuramente più pericoloso».
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