In uscita il disco del rapper segratese con all’attivo collaborazioni con big come Salmo e Lazza.
Segrate, dicevamo su queste colonne, è una città piena di artisti e noi ci siamo ripromessi di scovarli (qui l’intervista al tatuatore Funky e qui al batterista Ierardi). Non deve stupire però, visti i tempi, che molti di questi appartengano ad una cultura riconducibile all’hip-hop e a tutte le sue mutazioni e ramificazioni. Ne parliamo con Pepito Rella, al secolo Giuseppe Ambruosi, classe 1990, di Redecesio. È in uscita il suo disco che si intitola “Originale”; saranno in totale sette tracce e da qui a dicembre usciranno degli estratti.
Come Fedez ed Emis Killa – due nomi noti ai più – hai esordito sul palco del Derby di Milano, che dal 2001 è diventato il centro sociale Cantiere.
«Partivamo in gruppo da Segrate per partecipare alle sfide, perché lì si incontravano i rapper. Io non ero molto interessato alla politica e ci andavo solo per rappare».
Qual è stato il tuo primo approccio con la musica e con la cultura hip-hop?
«Era il 2003 e frequentavo le scuole medie. Andavo alla biblioteca di Segrate per collegarmi a Internet e per caso visitai “Style2ouf” (sito francese attivo dal 1999 al 2011, ndr) e da lì scoprii che esisteva un mondo di appassionati di questo genere. Ho iniziato come ballerino di breakdance; ci allenavamo sotto i portici qui a Redecesio ballando sopra i cartoni. Poi con gli altri ci spostammo in centro a Milano. A quattordici anni, invece, iniziai a fare rap e le prime volte che ho preso un microfono di fronte a un pubblico numeroso è stato proprio al Cantiere».
Il tuo percorso poi è stato lungo. Hai collaborato con i rapper italiani più conosciuti nel mondo underground e anche con alcuni artisti diventati poi “mainstream” come Lazza, secondo classificato a Sanremo 2023. Quali sono le maggiori soddisfazioni che hai raccolto?
«La più grande è aver fatto parte della crew “Microfili”. Poi il fatto che l’etichetta discografica “Machete”, creata dal rapper Salmo, abbia pubblicato il mio album “Ultimatum” nel 2015. Ho cantato poi con Bassi Maestro, Mistaman, sui beat di Dj Shocca e condiviso il palco con tanti altri grandi nomi».
E’ appena uscito il primo singolo del tuo nuovo EP. Saranno presenti nomi importanti come quello di Mondo Marcio. Raccontaci di questo progetto.
«Sono sette tracce, il titolo dell’album è “Originale”. Questo sia per giocare con uno dei nomi che mi ha dato chi mi ascolta – “Original Pepito” – sia per segnare un ritorno alla rappata di un tempo, quella delle origini e di quando abbiamo iniziato. Mondo Marcio, dopo aver registrato con me la canzone, mi ha confessato che erano almeno dieci anni che non faceva un pezzo così. Ho inciso inoltre una traccia per Christian Mazzon, il campione italiano di pugilato di categoria “superwelter”: il pezzo verrà presentato live all’Allianz Arena il 15 dicembre dove Mazzon e Kalil El Harraz si contenderanno il titolo WBC Mediterraneo».
I rapper hanno un pubblico tendenzialmente giovane… pensi li possano influenzare in negativo? Che cosa ne pensi del daspo urbano come quello inflitto ai rapper Rondo da Sosa e Baby Gang nella città di Milano?
«Esiste una diffidenza di base nella società nei confronti dei rapper e del rap e ciò impedisce alla maggioranza di apprezzarlo come opera d’arte a tutti gli effetti. Rondo e Baby Gang credo che abbiano importato dagli Stati Uniti un modello che non rispecchia la situazione italiana. Sul “daspo urbano”, da ambo le parti, si è fatto molto rumore per nulla».
Segrate in questo tuo percorso che cosa ti ha dato?
«Francamente? Nulla. La mia città non mi ha mai riconosciuto come artista, per fortuna però non esiste solo Segrate. Penso che i giovani artisti vadano maggiormente valorizzati e supportati, anche qui».
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