La sicurezza in cima al programma, come parola d’ordine, obiettivo primario. Luca Sirtori, candidato alle prossime elezioni comunali con Fratelli d’Italia e Lega, non ha dubbi: i segratesi chiedono di poter vivere appieno e senza rischi di sorta la loro città. E la ricetta è semplice, passa da un cambio di paradigma e di priorità; da una svolta che lui, come presidente dell’Associazione Carabinieri, ha chiara in mente (qui la sua biografia e il programma completo).
Provi a spiegarci il suo piano in poche parole.
«Presto detto: serve maggior presidio del territorio, più presenza delle forze dell’ordine».
L’attuale amministrazione sta lavorando con l’Arma per avere più militari in città.
«Sì, ma finora la ristrutturazione della caserma è un progetto limitato a un solo alloggio, quello del vicecomandante. Dovremmo lavorare per riqualificare tutta la struttura, in modo da avere ulteriori spazi da assegnare a nuovi carabinieri. Ma è sulla polizia locale che si dovrebbe insistere».
Al momento però non si possono assumere nuovi agenti.
«Non è del tutto vero. Anche in regime di predissesto si possono assumere fino a cinque dipendenti comunali all’anno; l’idea è quella di concentrare questi innesti nel corpo dei vigili e magari di lavorare sull’organico del Comune rintracciando altre risorse che vogliano ricoprire quella mansione. Ma già solo con le nuove assunzioni potremmo avere 25-30 agenti in più nell’arco di un quinquennio».
Parlate di sicurezza perduta qui a Segrate. Può spiegarci quali sono le principali emergenze?
«È tornato lo spaccio in città. Dal Villaggio a via Monzese, passando per il parco accanto al cimitero dove la sera succede di tutto, ci sono svariate piazze che si sono riattivate. Il calo dei reati, poi, è una leggenda. Sappiamo bene che sono tanti coloro che non denunciano, l’ultimo esempio riguarda una serie di furti nelle cantine dei palazzi di via Cristei. Ma il senso di insicurezza c’è, eccome. Molti segratesi ci hanno detto di aver paura a uscire dopo una certa ora in tante zone della città».
Passiamo a Westfield, altro tema chiave di questa campagna elettorale. Questo stop vi preoccupa?
«Io sono fiducioso, ho parlato con i responsabili del progetto e mi hanno rassicurato. Certo, perché rappresenti una risorsa per Segrate bisogna lavorare su accordi migliori rispetto a quelli portati a casa dall’attuale sindaco rispetto alla priorità dei segratesi rispetto alle assunzioni. Possiamo puntare ad azzerare la disoccupazione in città, ma bisogna darsi da fare».
Anche la viabilità speciale è cruciale.
«Certamente, ma non c’è solo quella partita aperta rispetto alla mobilità cittadina. Il trasporto pubblico va incrementato, soprattutto i collegamenti tra i quartieri cittadini. I volumi di utenza ci sono, bisogna intavolare un discorso lucido con Atm. I parcheggi sono un problema in alcune zone, vanno estesi i pass per i residenti».
A inizio agosto si è parlato molto del progetto di restyling del centro cittadino. Cosa ne pensa?
«Che è rischioso costruire in quella zona. Ci si dovrebbe concentrare sul Centroparco, farlo diventare un Central Park segratese, per così dire. La tutela del territorio è una questione di… famiglia per me, i segratesi lo sanno. Bisogna lavorare sull’esistente, concentrare le volumetrie sulle aree commerciali abbandonate, i capannoni di via Marconi ad esempio. Ma il problema è anche l’incuria, Segrate è sporca. Seguendo le mie tracce di ragazzino a Redecesio, per farvi capire, ho visto una decadenza evidente rispetto al passato. E poi il XXV Aprile deve diventare una cittadella dello sport, mentre al momento quell’area è allo sbando, piscina compresa. I nostri vicini hanno strutture migliori delle nostre, ho un video della palestra di via degli Alpini allagata. Non si può continuare a mettere toppe a un pantalone liso da decenni, perché poi appena pieghi la gamba si strappa».
Avete parlato di immobilismo del sindaco Micheli, intendevate anche questo?
«Certo. Dobbiamo fare qualcosa ogni anno, non aspettare gli ultimi due mesi prima del voto come ha fatto lui. Immobilismo totale per cinque anni, con il predissesto usato come giustificazione per questo deserto amministrativo».
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