«Il mercato immobiliare a Segrate? Prezzi stabili e boom di richieste da Milano per giardini e terrazzi»

Christian Cervi, titolare dell'agenzia immobiliare Cebarsegrate, opera in città dal 1998

La partenza sprint del 2020, la frenata imposta dal lockdown, l’accelerazione estiva e, ora, un altro rallentamento con gli occhi rivolti alla curva della seconda ondata pandemica. È la fotografia del mercato immobiliare segratese, che sta vivendo – inevitabilmente – un anno di alti e bassi ma che, questa la buona notizia per chi compra e vende casa in città, sta reggendo alla crisi con una sostanziale tenuta dei prezzi e un interesse crescente da parte degli acquirenti del capoluogo. Abbiamo incontrato Christian Cervi, agente immobiliare titolare dell’agenzia Cebarsegrate di via Roma, punto di riferimento in città dove è presente dal 1998, per fare il punto della situazione del settore.

Qual è la fotografia del mercato immobiliare a Segrate?

«Ci troviamo in una fase di attesa dopo quasi cinque mesi di forte rilancio delle compravendite a partire dalla fine del lockdown. Com’era prevedibile l’andamento della curva dei contagi e le incertezze sui provvedimenti per il contenimento dell’emergenza sanitaria hanno avuto un impatto sulle compravendite ma, è bene precisarlo, il lavoro non si è mai fermato e non si fermerà: l’acquisto e la vendita della casa sono eventi importanti nella vita delle persone e, con la massima attenzione per la sicurezza, gli intermediari non hanno fatto mancare e non faranno mancare il loro impegno e professionalità».

In che modo la pandemia sta influendo sul mercato?

«Facciamo un passo indietro: il 2020 è iniziato con un trend molto positivo sulla scia dell’anno precedente che aveva già segnato un sempre maggiore interesse verso la nostra città, poi l’emergenza coronavirus ha mischiato completamente le carte, anche a Segrate. Il segnale più evidente è l’esplosione della richiesta che arriva da Milano per case grandi, appartamenti dai quattro locali in su, ville o villette con grandi terrazzi o giardini privati».

Si cerca più spazio perché si sta di più in casa?

«Questa è la tendenza che abbiamo registrato anche noi. Il lockdown ha creato, o sarebbe meglio dire reso più urgente, l’esigenza della famiglia di avere a disposizione più locali e ampie metrature per affrontare la didattica a distanza, lo smart-working sempre più diffuso tra le aziende, per avere una “valvola di sfogo” senza dover uscire di casa».

Segrate è attrattiva in questo senso?

«Moltissimo, e non da oggi. Pur non rinunciando alla comodità di stare vicino al capoluogo offre infatti opportunità completamente diverse da quelle della metropoli. La vivibilità, il verde, stanno diventando elementi sempre più decisivi nella scelta della casa».

Anche il prezzo farà la sua parte…

«Certamente, le faccio un esempio tipico: un proprietario che vende il proprio appartamento in zona Lambrate o Città Studi, un bilocale o trilocale di 70-80 metri quadrati, può acquistare un quadrilocale o anche una villetta a Segrate. Questa è la tipologia di compravendita protagonista della ripresa dopo il lockdown: la ricerca è soprattutto di case con giardini privati e, se non disponibili, di terrazzi. Gli acquirenti tipo? Le famiglie, ma anche coppie».

Come avete affrontato la ripartenza dopo i mesi di chiusura?

«L’attività non si è mai fermata del tutto dato che l’agenzia ha garantito la finalizzazione di tutti gli atti di compravendita e delle trattative iniziate prima del lockdown. Ovviamente si sono bloccate le visite, che abbiamo ripreso a inizio maggio. Ci siamo concentrati sulla sicurezza, dato che c’era molto timore nelle persone: abbiamo acquistato e consegnato a ogni cliente un kit con mascherina, guanti e sovrascarpe per recarsi presso case abitate».

E sul fronte dell’offerta, avete registrato dei cambiamenti?

«Il dato nuovo è l’immissione sul mercato di più case vuote, non abitate, rispetto al passato. Si tratta probabilmente di una conseguenza del calo degli affitti dovuta alla mancanza di studenti e lavoratori che da mesi svolgono le loro attività in remoto e non presso le sedi di università e aziende. Alcuni proprietari, che avevano destinato gli immobili ad affitti brevi, hanno deciso di monetizzare il proprio asset in un momento di così forte incertezza».

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