Il destino di Cava Cassinella, rifugio di aironi e altre specie

Lo specchio d'acqua tra Segrate e Vimodrone. Il bacino si sta riducendo per i lavori di conferimento terra

Oggetto di lavori di ripristino, sarà in parte coperta per motivi di sicurezza. Il suo futuro è ancora tutto da scrivere, l’auspicio è che diventi riserva naturale

È nascosta dietro a un muro di vegetazione in fondo a via Braille. Per raggiungerla, oltre a varcare quella “parete” verde, bisogna oltrepassare i new jersey di un cantiere edile. Ma Cava Cassinella esiste, se ne parla poco e niente, ma è lì, dagli anni Sessanta, quando sono iniziati gli scavi. Negli anni passati è stata un paradiso dei pescatori segratesi e non, un laghetto vissuto dai ragazzi di qualche generazione fa, una copia in piccolo ma neppure troppo (misura 300 metri per 200) dell’attuale specchio d’acqua artificiale al Centroparco. Ora si sta riducendo, a causa del conferimento terra al quale l’operatore sta procedendo nell’ambito delle operazioni di ripristino. Una parte verrà “tombata”, denunciano alcuni cittadini che, sensibili al tema, si sono informati autonomamente a fronte delle scarne, quasi inesistenti, notizie diffuse dall’amministrazione. Siamo sostanzialmente nel Golfo agricolo, oggetto di tutela da parte dell’attuale sindaco in sede di modifica del vecchio Pgt; siamo soprattutto al cospetto di un ricco ecosistema lacustre, con aironi cinerini, svassi, germani, oltre alla fauna ittica presente nella cava. Non ci sono certezze sul fatto che sia un luogo di nidificazione di alcune specie di uccelli, ma il numero importanti di esemplari non lo esclude, anzi. Abbiamo chiesto chiarimenti all’assessore all’Ambiente, Damiano Dalerba.

Perché non si è agito per tutelare questo scenario di biodiversità?

«Non stanno disboscando ma, evidentemente, gli uccelli saranno comunque disturbati durante le lavorazioni previste. È inevitabile e non saprei come impedirlo senza interrompere i lavori nella cava. Il ripristino finale però prevede un alto numero di piantumazioni di nuovi alberi per rafforzare tale ecosistema».

Facciamo un passo indietro. Perché avete scelto di coprire parte della cava invece di agire come per quella del Centroparco?

«Non è inteso meramente che venga coperta parte della cava; diciamo che nell’ambito del ripristino morfologico ambientale, come da progetto adottato da Città Metropolitana e approvato da Regione Lombardia, ai sensi del Piano Cave 2019/2029, devono essere apportati volumi maggiori di terre e rocce da scavo, in quanto necessari a ripristinare un vincolo ambientale che prevede, ai fini della sicurezza e in conseguenza delle prescrizioni di Polizia mineraria, il mantenimento di una distanza minima dal vicino metanodotto che serve la centrale di cogenerazione dell’Ospedale San Raffaele, distanza anteriormente non rispettata».

Che porzione di cava rimarrà scoperta?

«Il metanodotto si trova sul lato nord della cava, per cui l’arretramento del bacino di cava riguarda la sola porzione nord appunto».

Visto che le operazioni di ripristino ambientale, da scrittura privata tra Comune e operatore, sarebbero dovute finire il 31/12/2020, perchè proseguono? Ci sono atti successivi?

«Le operazioni, come da convenzione e autorizzazione di Città Metropolitana, sono riprese a fine 2019 e proseguiranno per i tre anni di durata del provvedimento autorizzativo, ai sensi del Piano Cave 2019/2029».

Allora il ripristino terminerà a fine 2022?

«Salvo proroghe concesse dagli enti sovraordinati rispetto al nostro comune: Stato, Regione, Città Metropolitana». (Il piano di recupero è stato presentato dall’operatore a inizio giugno del 2007, avviato nel 2012 e l’esercizio è stato prorogato già tre volte prima dell’ultima, nel 2015, 2017 e 2018).

Facciamo il punto sui lavori a oggi.

«In precedenza sono stati cavati complessivamente 70.461 metri cubi rispetto ai 172.552 autorizzati. Con l’ultimo progetto di variante approvato invece non verranno più estratti i materiali residui di sabbia e ghiaia, ma è stato altresì aumentato l’apporto di terre e rocce da scavo, per un volume complessivo pari appunto a 245.788 metri cubi, circa il doppio rispetto a quello previsto inizialmente, utili a ripristinare il vincolo ambientale nonchè a rimodellare le sponde, i pendii della cava e le future aree con sistemazione a verde».

Ecco, qual è il progetto? Cosa ci sarà in quell’area ripristinata?

«La destinazione futura sarà oggetto di separate convenzioni urbanistiche, che esulano dalla Legge Regionale 14/98 che regolamenta le attività estrattive di cava e i ripristini morfologici ambientali delle stesse. Come assessore all’ambiente non posso che auspicare la creazione di una riserva naturale, ma non si tratta di un risultato semplice da raggiungere».

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