Anpi, associazioni e le istituzioni contro tutti i distinguo. Dario Giove è netto: «La Costituzione è il testamento dei morti per la nostra libertà». E Micheli gli fa eco
Martedì 25 Aprile anche a Segrate si sono tenute le tradizionali celebrazioni per la Festa della Liberazione. La mattinata era soleggiata e al cimitero qualche centinaio di cittadini si sono riuniti per onorare la memoria di coloro che caddero vittime nella Guerra mondiale prima e nella guerra civile poi, in quei diciotto mesi di Resistenza durante i quali l’Italia venne insanguinata dalla furia nazifascista che nella sua ritirata strategica verso nord lasciò dietro di sé una lunga scia di sangue, da Montecassino sulla linea Gustav, fino alle Alpi.
Le associazioni combattentistiche, ANPI, i militanti del Baraonda, con l’assessore Barbara Bianco e il presidente del Consiglio comunale Gianluca Poldi, dopo avere omaggiato i partigiani e i caduti segratesi, hanno sfilato per le vie cittadine in corteo per raggiungere piazza San Francesco dove ad attenderli c’erano il gonfalone comunale e il sindaco Micheli. Qui sono stati ricordati il partigiano Arcide Cristei, morto nemmeno diciottenne in un’imboscata, e lo stimato Andrea Micheli da poco venuto a mancare e che per lunghi anni è stato un riferimento per l’ANPI locale oltre che epidemiologo.
Nella lunga serie di interventi che si sono susseguiti sono stati tanti gli argomenti trattati: la guerra in Ucraina, l’ambiente, le disuguaglianze economiche e sociali, l’immigrazione, la parità di genere e su tutti il valore della Resistenza e l’importanza della memoria in risposta alla tendenza equiparatrice che vorrebbe mettere sullo stesso piano le azioni partigiane e la violenza fascista. «Non possiamo mettere tutto in un unico calderone revisionista e volutamente caotico – ha affermato Barbara Bianco nel suo intervento – lo schema a cui rispondono alcune affermazioni di esponenti del governo è chiaro ed è quello di chi cerca di cancellare le responsabilità del fascismo».
Per Dario Giove, presidente dell’ANPI locale, il 25 Aprile è “divisivo” proprio come afferma qualcuno, «da un lato c’è chi si riconosce nella Costituzione e nella libertà e dall’altro chi senza vergogna neppure riesce a pronunciare la parola antifascismo, la cui essenza permea tutta la Costituzione, che non è soltanto un pezzo di carta ma il testamento di centomila morti caduti nella lunga lotta per la libertà». Sono intervenuti inoltre il presidente del Consiglio comunale Gianluca Poldi, quello dell’Associazione Reduci e Combattenti Gianni Imberti, il numero uno della sezione locale degli Alpini Pietro Sala Crist, Ambra Calcò Labruzzo del centro sociale Baraonda e infine il sindaco Paolo Micheli. «La nostra Costituzione ha come base l’antifascismo – ha affermato il sindaco facendo eco a Giove – non è una festa dove l’Italia rifiuta genericamente i totalitarismi. La Costituzione è antifascista in modo esplicito e sostanziale». Ha quindi proseguito «condannare il fascismo “solo” per le leggi razziali è scandalosamente riduttivo… dal 1925 con le “leggi fascistissime” vennero infatti soppresse tutte le libertà democratiche».
Anche Segrate ha voluto schierarsi in maniera netta, senza tentennamenti e contro i distinguo messi in campo da La Russa e sodali nei giorni precedenti. E ha voluto esserci anche a Milano, nel corteo dei 100mila, con l’assessore Bianco e la sezione dell’ANPI.
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