Al sul posto sorgerà un data center. E rischia di scomparire ogni traccia di una realtà all’avanguardia per mezzo secolo che fu la culla del nucleare civile in Italia
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La Seconda guerra mondiale era appena terminata e l’Italia era tutta da ricostruire. Le bombe atomiche avevano appena raso al suolo Hiroshima e Nagasaki e ne era ancora vivo l’orrore, ma in molti speravano che l’energia di quel “fungo”, se utilizzata a scopi pacifici, potesse essere fonte di benessere. Fu in quel momento che si decise di migliorare le conoscenze sul nucleare compiendo studi sull’argomento.
Nacque così nel 1946 a Milano il C.I.S.E (Centro Informazioni Studi Esperienze), una piccola realtà finanziata da industrie dell’epoca e costituita da scienziati affermati e ricercatori in erba, in principio ospitata dal Politecnico di Milano. Si dovette aspettare il 1960 perché trovasse la sua collocazione a Segrate, alle porte di Milano. In un ricordo di alcuni suoi ex dipendenti troviamo una descrizione dell’area di Redecesio, oggi abbandonata, così come la vedevano allora. “Adagiato fra campi di mais e frumento e circondato da acque che cominciavano a puzzare di progresso e di benessere, il Centro era carezzato dal sole nei mesi estivi e avvolto nella nebbia in quelli invernali. Ben recintato e protetto dai pericoli esterni, si sviluppava in sei palazzine collegate tra loro da un corridoio centrale che le tagliava a metà: quelle che ospitavano uffici e laboratori erano a piano terra mentre quella della direzione era a due piani. Tutte le mattine, un esercito di circa 250 persone, quanti erano i dipendenti di allora varcava l’ingresso del Centro (arrivano a essere quasi 800, ndr)”.
Tra i progetti più importanti sviluppati dal CISE a Segrate ci fu la creazione di una base di conoscenze in Italia per la la realizzazione di un reattore nucleare, che portò alla creazione di CIRENE, un reattore a uranio poi costruito a Latina. Nel 1963, in seguito alla legge sulla nazionalizzazione dell’energia elettrica, l’Enel divenne azionista di maggioranza e il CISE divenne così proprietà pubblica. Ma nel 1987, in seguito al referendum sul nucleare, il CISE fu riconvertito ad altre attività quali controllo e protezione delle acque, analisi di impatto ambientale degli impianti industriali, produzione di strumentazione elettronica, fabbricazione di laser e loro applicazioni dall’industria alla medicina, diagnostica industriale per finire con studi dedicati ai materiali e alla loro applicazione nel campo spaziale.
Nel 1998 il CISE venne incorporato in Enel Struttura e Ricerche Spa, ma nel 2000 l’azienda spostò le attività di ricerca nel campo della produzione e distribuzione di energia elettrica presso il vicino CESI (in via Rubattino), con la successiva dismissione del CISE nel 2003. L’area rimase sotto sorveglianza armata per alcuni anni fino alla completa bonifica da parte della Sogin, l’azienda creata dallo stato per lo smantellamento degli impianti nucleari italiani, che nel luglio 2007 rimosse ogni residuo radioattivo.
Il CISE va ricordato non solo per l’attività scientifica ma, anche per l’impatto socio-economico che ebbe sul territorio. Un legame significativo perché l’impresa non solo diede lavoro a tanti segratesi, ma favorì l’espansione urbanistica della città grazie al trasferimento in loco dei propri dipendenti, tra cui importanti scienziati. Molti di loro scelsero di rimanere a Segrate con le loro famiglie anche dopo la chiusura del centro e alcuni diventarono parte attiva della comunità. Tra di loro possiamo ricordare Antonio Albini, che fu vicesindaco e assessore alla cultura del Comune.
IL PROGETTO DATA CENTER SULL’AREA EX CISE
Sull’area ex Cise di Redecesio sorgono circa 50 fabbricati abbandonati ormai da oltre vent’anni. L’intero lotto sarà riqualificato con la costruzione di un data center composto da due edifici per la produzione di calcolo e immagazzinamento di dati digitali. Il progetto, legato alla cessione del Golfo agricolo al Comune di Segrate, ha ufficialmente preso il via con il voto del Consiglio comunale di Segrate del 4 aprile.
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