Una rete solidale “adotta” la grande famiglia di Olga: «Grazie Segrate»

La famiglia ucraina ospte nella villetta di Ivana e Roberto Principe (al centro). Nove di loro sono minorenni

Molte famiglie segratesi si sono attivate per aiutare i profughi ucraini. Una coppia ha anche messo a disposizione gratuitamente una loro casa

Segrate dal grande cuore. È arrivata in redazione una bella storia, un altro capitolo del grande libro che la nostra città sta scrivendo sull’accoglienza e sull’aiuto verso la popolazione ucraina. Protagonisti sono la signora Olga Dosincuk e tanti cittadini che per lei e la sua famiglia si sono fatti in quattro. Olga è ucraina e vive a Segrate da dieci anni dove lavora come colf presso diverse abitazioni. Allo scoppio della guerra, come molti suoi connazionali in Italia, pensa a come mettere in salvo le figlie e i suoi nipoti che si trovano là sotto le bombe.

Chiede alle famiglie che qui conosce, per cui lavora, e  trova braccia e porte aperte. Non solo in senso metaforico, perché Ivana e Roberto Principe le aprono davvero le porte di una casa di loro proprietà e le dicono che lì, in quelle stanze, potrà ospitare tutti i suoi famigliari, gratuitamente.

È una villetta che da tempo non utilizzano, che  conservano intatta, come quando era abitata dai genitori di Ivana, ma vuota… «Il 4 marzo abbiamo saputo che era in arrivo la famiglia di Olga e che non sapevano dove andare – racconta Ivana Paisi – abbiamo deciso senza pensarci due volte di mettere a disposizione la nostra casa». Il 5 il gruppo arriva a Segrate, dopo un lungo viaggio attraverso l’Europa, e trova ad accoglierli un nuovo nido: un posto sicuro e tutto per loro. Un’emozione che non si può raccontare.

Sono in dodici: ci sono le due figlie di Olga, i loro bambini, e c’è anche il suo primo pronipote, ha appena 6 mesi, è il figlio di una ragazza 19enne, un piccolino che ancora non aveva visto e che ora può abbracciare. Non ci sono i papà, come ormai siamo abituati a vedere, perché sono restati  nel loro Paese a combattere, tra le fila della protezione territoriale.

Nelle settimane che seguono la rete di amici si allarga, lavora, tesse nuovi fili: si organizza una colletta per comprare un frigorifero che mancava, vengono coinvolti medici del San Raffaele per visitare i bambini, operai aiutano a sistemare la casa, un panificio fornisce quotidianamente e gratuitamente i suoi prodotti,  mamme segratesi fanno la spesa, procurano vestiti, regalano giochi, insegnano le basi dell’italiano… E poi c’è la Caritas con il suo supporto concreto e puntuale (qui l’impegno a Casa Mamre) che provvede ai pacchi-viveri e ai trasporti necessari, la Parrocchia di Lavanderie che tutte le domeniche organizza i pomeriggi insieme, preziosi momenti di socialità per gli ucraini presenti sul territorio: insomma una intera comunità mobilitata per l’accoglienza, quella vera,  silenziosa e fattiva. 

«Sono scappati dalla guerra con gli occhi pieni di paura e terrore – racconta emozionata Olga – e qui hanno trovato tanto calore e affetto. Così tante persone si sono mosse per farci sentire a nostro agio, per farci sentire meno soli. Mamme e bambini hanno ritrovato il sorriso. Non finirò mai di ringraziare tutte le persone speciali che ogni giorno ci dimostrano affetto e solidarietà».  

Nel frattempo la rete si è ampliata anche con altri arrivi: una famiglia di Milano2 ha trovato alloggio a una mamma con una bimba cardiopatica che a fine maggio sarà operata al cuore al San Raffaele e si sta cercando sistemazione per un’altra famiglia con una minore che deve essere operata agli occhi. Olga intanto continua a lavorare per sostenere la sua grande famiglia e anche le due figlie stanno cercando lavoro: hanno saputo di un imprenditore che offre impiego temporaneo proprio ai rifugiati. Cercano un modo per essere autonomi, per non pesare ancora su questa grande e inaspettata generosità, con la dignità di chi sa rimboccarsi le maniche e sa dire, con orgoglio e umiltà, una semplice e potente parola: grazie.

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