Emergenza abbandoni pitbull e amstaff: “Molti non in grado di gestirli”

Uno degli ultimi ospiti entrati nel rifugio di via Martitri di Cefalonia. Rischia di rimanerci a vita.

Il canile-rifugio di Segrate occupato al 25% da queste razze. “Proprietari irresponsabili”

“Quest’anno a Natale non saremo così… buoni, perché abbiamo deciso di lanciare una campagna provocatoria”. Inizia così il messaggio della Lega Nazionale per la Difesa del Cane a corredo di un video che arriva dritto in pancia: un grosso cane “impazzito” che salta e guaisce dietro le sbarre di un box. Nessun tenero musetto strappalacrime quindi per le Feste, ma un pitbull in preda a una crisi parossistica. Immagini forti, che intendono accendere i riflettori su uno dei problemi più gravi che stanno affrontando i canili, compreso quello di Segrate: la massiccia e esponenziale presenza dei cosiddetti “cani impegnativi”. “Fatevi un regalo questo Natale – spiegano i responsabili del Rifugio di via Martiri di Cefalonia – non regalatevi il cucciolo di pitbull o l’amstaff che avete trovato su internet, perché non sarete in grado di gestirlo. Come tutti quelli che chiamano i rifugi per cederli, come tutti quelli che li lasciano ai canili sanitari senza riscattarli dopo averli fatti accalappiare, come tutti quelli che “è diventato problematico”… No, il cane non è diventato problematico, tu non sei in grado di gestire le sue motivazioni di razza”. 

DIFFICILE DARLI IN ADOZIONE

Ogni giorno si moltiplicano gli abbandoni di questo tipo di cani con conseguente difficoltà dei rifugi a gestirli, perché sono cani impegnativi e perché sono quasi impossibili da dare in adozione. Questo significa che passano tutta la loro vita dietro le sbarre, una situazione per nulla confacente alle loro necessità. Inoltre, avere parecchie di queste bestiole in rifugio come ospiti fissi significa togliere spazio e risorse ad altri quattrozampe che invece potrebbero essere adottati. Insomma una situazione che se non si affronta può solo peggiorare e portare alla saturazione dei canili.

CEZZA: «I CANI NON SONO TUTTI UGUALI»

Chi si batte da anni perché il problema venga affrontato in modo strutturale è Elisa Cezza, responsabile del rifugio segratese di via Martiri di Cefalonia.  «I cani non sono tutti uguali – spiega e sottolinea con vigore – questo è un concetto fondamentale che deve essere chiaro a tutti, cittadini e politici. Solo nelle ultime settimane nel nostro Rifugio sono entrati una decina di Pitbull e American Staffordshire che si sono andati ad aggiungere a quelli già presenti. Ormai queste razze rappresentano un quarto dei cani del Rifugio. La maggior parte di loro ha un proprietario, ma o è irreperibile, o è in carcere, o non è più in grado di gestirlo. Sono proprietari irresponsabili e chi ci rimette sono i più fragili, gli animali. No – ribadisce – i cani non sono tutti uguali, ma tutti hanno diritto ad essere tutelati, per davvero». 

IL VUOTO NORMATIVO

E come? Per Elisa Cezza c’è una sola strada, e parte dalla regolamentazione per la detenzione di alcune razze. «Non si può aspettare che le strutture si saturino per fare qualcosa. Occorre agire, riempire un vuoto normativo pressochè unico in Europa. E occorre farlo in fretta, prima di arrivare al collasso».

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