Edoardo Faranda e Igli Marion, arte “a colori forti”

Faranda e MarionI due pittori Edoardo Faranda (a sinistra) e Igli Marion di fronte ai pannelli dipinti all’East End Pub di Lambrate

Incontro con due pittori (uno di loro è segratese) che ci raccontano la loro visione artistica.

Il nostro viaggio fra gli artisti segratesi (qui l’incontro con il musicista Ierardi, qui con il tatuatore Funky e qui con il rapper Rella) fa tappa a Milano2. Qui abbiamo incontrato i pittori Edoardo Faranda e Igli Marion che ci hanno raccontato delle loro opere e del loro sodalizio artistico. Hanno 33 e 35 anni e sono attivi anche sul territorio: sono opera loro infatti la maggior parte dei pannelli dipinti di fronte alla storica birreria “East End” di via Canelli.

Edoardo, tu sei il “nostro” segratese… 

«Sì, sono cresciuto a Milano2 e ci vivo ancora: è una comunità dove sinceramente sto “da dio”».

Quando vi siete conosciuti tu e Igli e come è iniziata la vostra collaborazione?

«Ci siamo conosciuti lavorando entrambi in banca, durante una pausa. Parlando abbiamo quasi subito scoperto di avere in comune la passione per l’arte e la pittura…».

Come mai la pittura?

«Da bambino mi rifugiavo nel disegno. Poi da ragazzo feci un corso con il maestro spagnolo Alejandro de Luna e da lì ho continuato. Dopo un incidente grave in macchina nel quale rischiai di morire decisi che prima di farlo avrei lasciato qualcosa, una traccia di me. Da lì incominciai a “darci dentro” con la pittura. Ho fatto la prima mostra, poi la seconda… sono riuscito poi a esporre una mia opera dal titolo “la Maternità” al “Carrousel du Louvre” nel 2017».

Che funzione svolge per te l’arte?

«L’arte ci aiuta anche a essere felici, ti fa avere un attimo di pace da tutto il resto. Bastano anche solo cinque minuti di fronte a un quadro per migliorarti la giornata». 

Passando a te, Igli… raccontaci, di dove sei e cosa ti accomuna a Edoardo?

«Sono albanese di Tirana e sono arrivato in Italia a 18 anni, ora vivo a Corsico. La prima mostra che io ed Edoardo abbiamo fatto insieme si intitolava “L’amore esisteva ma ho dovuto annientarlo”, liberamente ispirato al libro di Efraim Medina, uno scrittore colombiano. Con Edoardo ci accomuna l’amicizia e l’utilizzo di colori forti».

In che senso? 

«Nei nostri disegni ci rifacciamo alla vita reale, ma ci esprimiamo con l’utilizzo libero dei colori… È ciò che chiamiamo “colorismo”. Facciamo ritratti con elementi reali, ma con tinte completamente inventate».

Igli, cos’è invece per te l’arte? 

«L’arte contemporanea oggi non svolge nessuna funzione a mio parere. Di un’opera interessa a quanti milioni è venduta e le persone, quando viene battuta, applaudono più al prezzo che all’opera in sé». 

Che cosa vuol dire per voi lavorare in coppia?

«Si pensa che l’artista debba fare tutto solo, mentre per noi la collaborazione è una delle cose più importanti. Come artisti ci si sostiene e ci si completa e insieme si ottengono opere più complete. L’immagine dell’artista solo e isolato dal mondo non ci appartiene. Per questo spesso dipingiamo assieme davanti alle persone facendo “live painting”».

Oltre all’utilizzo dei colori cosa vi accomuna?

«Abbiamo gli stessi gusti per quanto riguarda i quadri e abbiamo tanti punti di incontro… Vogliamo entrambi essere liberi, non omologarci. Non individui prodotto delle circostanze, ma oltre l’ordinario, trascenderlo per dare un senso alla quotidianità e, certamente, per divertirci».

La prossima mostra?

«Presto. Noi speriamo di farne una anche a Segrate, ci sono tanti posti dove ci piacerebbe portare i nostri quadri».

 

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