Dopo un periodo di prova sono entrati stabilmente nello staff del ristorante di Lavanderie.
Spumante a go go, pasticcini in quantità industriale, roba che vista la “dolcezza” della giornata… il coma glicemico è dietro l’angolo. Una festa di famiglia, perché Antonio e Francesco sono questo, sono di famiglia. Quella del McDonald’s di via Piaggio, che dopo un progetto avviato con i Ragazzi di Robin ha formalizzato la loro assunzione.
Due veri contratti di lavoro con la prospettiva di restare lì, tra le piastre, le friggitrici e i banconi. Sì, perché come conferma il direttore del ristorante, Giuseppe Santoro, per loro il viaggio è appena cominciato. «Finora sono stati in cucina – spiega – prima imparando a preparare gli ingredienti e poi a comporre i panini. Presto sperimenteranno altre mansioni, ma quel che conta è che sono dei nostri. Siamo partiti senza barriere, lo staff li ha subito accolti e adesso quando hanno il giorno di riposo si sente la loro mancanza». Nessun trattamento di favore, Santoro non ha cambiato di una virgola il protocollo per l’inserimento di nuovi collaboratori. «In realtà quello che conta è la passione e loro ne hanno da vendere», assicura.
Il titolare dei locali di Lavanderie e Novegro, Giacomo Bosia, racconta il primo incontro con i due nuovi assunti, pinze in mano e olio di gomito a manetta, in classico stile Robin. «Eravamo intenti a ripulire le aree verdi qui intorno, nell’ambito di un progetto che ci hanno proposto – ricorda – e Francesco mi ha detto “mi piacerebbe lavorare al McDonald’s”. Gli ho risposto che si poteva fare e nel giro di qualche settimana sono entrati a far parte della nostra famiglia. Era un loro sogno e per noi è una grande soddisfazione». Un’azienda che ha aperto le porte, ha concesso un’opportunità. Merce rara, troppo rara. Purtroppo la prassi è un’altra, una beneficenza “pelosa” che non si concretizza quasi mai in una scelta di campo coraggiosa. Stavolta i Robin hanno trovato ciò che cercavano, l’occasione di valorizzare quelle capacità e quelle potenzialità che troppo spesso restano nascoste, zavorrate da chi non le comprende, quasi le rifiuta (qui sotto la firma del contratto).
«Messi alla prova hanno dimostrato quanto valgono – afferma orgogliosa Donata Rocca, vicepresidente dell’associazione segratese che si occupa di autismo – soprattutto grazie al lavoro di squadra che fa esprimere il meglio di loro». E poi c’è quel momento che, ancor prima della firma sui contratti, racconta tanto, quasi tutto. «Quando abbiamo visto Antonio sul suo monopattino, divisa d’ordinanza addosso, che “sfrecciava” verso il suo posto di lavoro, abbiamo capito che era successo qualcosa di straordinario».
La presidentessa, Melania Bergamaschi, sottolinea l’importanza di questo momento anche per le famiglie. «Non avete idea di quanto i genitori possano sentirsi inadeguati rispetto alle esigenze di questi figli – confessa – Dietro ogni ragazzo con autismo c’è una famiglia che lotta e spesso si sente sola e abbandonata. Speriamo che da qui, almeno a Segrate, si cominci a guardare ai Ragazzi di Robin con occhi diversi, magari sostenendoci e aiutandoci a trovare nuovi percorsi per loro». I Robin (che saranno protagonisti l’11 giugno di un grande evento all’Idroscalo) hanno comunque vinto la sfida, al netto di una burocrazia che rappresenta un peso enorme; al netto di vicoli stretti da imboccare in qualche modo, di fatiche e delusioni. Questo successo è un passo verso l’obiettivo, quel tentativo di intraprendere una strada che porti all’autonomia di questi ragazzi che affrontano lo scoglio dell’autismo, giorno dopo giorno, raccontata in una mostra fotografica che ha fatto il giro d’Italia. «E la cosa bella è che nessuno dei loro amici è geloso – assicura Rocca – tutti supportano Antonio e Francesco, perché stanno aprendo una prospettiva: loro ce l’hanno fatta e questo è uno sprone per tutti».
Tra spumante e pasticcini, con i colleghi che hanno lasciato per un attimo la cucina e le casse per una foto da lucciconi. La giornata di Frà e Antonio, roba bella e anche un bel po’.
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