L’autrice segratese presenta il suo nuovo romanzo giovedì 30 al centro civico Verdi.
Sono le streghe le protagoniste dell’ultimo libro della segratese Antonella Forte. Non le streghe immaginarie dei libri per bambini, ma donne reali accusate e torturate ingiustamente nel corso della storia. Si intitola “Le sorelle della notte”, è edito da Piemme, e sarà presentato al centro Verdi giovedì 30, alle 18.30, nella sala polifunzionale.
Ispirandosi a fatti storici realmente accaduti, l’autrice, al suo secondo libro, racconta in modo coinvolgente la storia di Franchetta Borrelli e di tutte le donne che nel 1500, a Triora, in Liguria, sono state vittime di una persecuzione feroce e capillare con la “colpa” di tramandare, da generazioni, la conoscenza delle erbe e di vivere in armonia con la natura. Bollate come streghe, le Sorelle, così si chiamano tra di loro, sono state torturate, in alcuni casi uccise. Una storia di ignoranza e crudeltà a cui le donne hanno opposto coraggiosa e solidale resistenza. Una vicenda del passato, ma che sembra riecheggiare in tanti episodi di oggi.
«Mi ha subito rapito la storia di Franchetta – spiega l’autrice – perché l’ho sentita fortemente attuale. Sono ancora tanti, troppi, i casi di vessazioni, violenze, sopraffazione delle donne, anche nel nostro contesto sociale».
In questo clima di diffidenza e violenza il libro indica però una via d’uscita…
«Sì, la sorellanza, la solidarietà tra donne. Se c’è un modo per uscire dal tunnel della sopraffazione è l’aiutarsi tra chi può capire ed empatizzare con il mio dolore. Credo molto nei rapporti di amicizia profonda tra “sorelle” che ti permettono di resistere».
Chi sono oggi le “streghe”?
«Sono sempre state le donne fuori dagli schemi, indipendenti, che cercano l’essenza e non l’apparenza. Donne che non hanno paura del giudizio. Donne scomode».
Lei si sente così?
«A un certo punto della mia vita ho deciso di cambiare: ho lasciato il lavoro, ho iniziato a praticare yoga, vivo in simbiosi con la natura. Sì, mi sento molto vicina alle mie “sorelle”».
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