La Casa di Comunità è pronta, ma non aprirà fino a metà luglio

Il sindaco Micheli e l’assessore Bianco durante un sopralluogo al cantiere della struttura di via Amendola a Segrate

L’ex Asl di via Amendola, che riaprirà come Casa di comunità, è chiusa per i lavori dall’estate 2023. L’investimento è stato di 5 milioni di euro.

Siamo ai collaudi, i lavori veri e propri iniziati ad aprile 2024 sono conclusi. La Casa di comunità di via Amedola a Rovagnasco di Segrate è quasi realtà. Quel “quasi” è rappresentato dalla solita burocrazia italica, visto che per riaprire l’ex Asl serve l’accreditamento che Ats Milano deve ottenere da Regione Lombardia, un discorso tra enti che di fatto sono sovrapposti più che vicini. Un “quasi” che però durerà un paio di mesi buoni. «La previsione di apertura è per metà luglio – conferma l’assessore alla Salute, Barbara Bianco – in questo modo avremo qualche settimana di rodaggio per essere a regime per il rientro dalle ferie a settembre».

Tempistiche che hanno fatto sobbalzare lo Spi-Cgil, che con il segratario Angelo Golin, che ha ottenuto subito l’appoggio di Cisl e Uil, ha sottolineato la necessità di accelerare. «La Casa di comunità doveva essere pronta per febbraio – ricorda – il fatto che per l’accreditamento ci vogliano due mesi è una cosa assurda. Regione deve muoversi, anche se non dovessero esserci tutte le specialistiche previste bisogna aprire almeno un ufficio amministrativo per garantire servizi come il cambio medico per i quali al momento i segratesi, e soprattutto gli anziani concittadini, devono recarsi a Pioltello con tutte le problematiche del caso. Il sindaco Micheli e l’assessore Bianco devono insistere perché ciò accada».

Il tema dell’accessibilità delle Case di comunità è al centro della riflessione di Bianco, che non tralascia ovviamente la necessità che la struttura segratese venga messa nelle condizioni di erogare i servizi previsti. «So già che faremo fatica ad avere tutte le specialità e i medici di medicina generale che dovremmo avere– ammette – anche perché questo è ciò che sta accadendo altrove, con il personale che non è quasi mai al completo. Noi faremo tutto quello che possiamo per far funzionare la sanità pubblica territoriale. E l’accento su “pubblica” è più che voluto. Ma se dovessi promuovere un’istanza nei confronti di Regione Lombardia, e credo di aver riscontrato un’identità di vedute con le altre amministrazioni della zona, sarebbe quella legata a una revisione del traporto pubblico locale, attraverso l’agenzia di bacino, per prevedere collegamenti tra i vari Comuni e le Case di comunità. Proprio perché non tutte le strutture possono avere tutte le specialità, per sfruttare la loro complementarietà è necessario che i cittadini dei Comuni vicini possano raggiungerle con i mezzi pubblici, per non tagliare fuori le fasce deboli della popolazione». Un tema non secondario, che guarda avanti e cerca soluzioni per salvaguardare una riforma che in parte sembra fragile. Un tema che non fa a pugni con quel colpo d’acceleratore che i sindacati chiedono.

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Jacopo Casoni
Jacopo Casoni, giornalista professionista, nell’arco della sua carriera si è occupato di tanti temi, dallo sport alla politica, passando per la cronaca e il racconto della città di Milano. Dal 2008 fa parte della redazione di Telenova e dal 2016 collabora anche con testate locali, prima Segrate Oggi e poi il Giornale di Segrate.

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