Quelle scritte sono state uno sfregio a tutti noi, ai segratesi. Spendere altre parole non serve, ne basta una: vergogna. A chi le ha vergate su quel muro va lo sdegno di tutti, scontato ma assoluto. Su ciò che è accaduto dopo, però, una riflessione è d’obbligo. Un clamore vero, riflettori accesi e… accecanti ai quali i Ragazzi di Robin non erano abituati e per i quali (forse) non erano pronti. “Striscia la Notizia” davanti a quel muro, le chiamate incessanti dei colleghi giornalisti, la gara della solidarietà tra politici, con sindaco, ministro e chi più ne ha più ne metta, accorsi a dare la propria pacca sulla spalla. I Robin nel frullatore, insomma, catapultati in un altrove che li ha fatti sì conoscere anche fuori Segrate ma che li ha travolti senza troppo rispetto.
Può sembrare assurdo parlare di poco rispetto, ma è così. È così perché questa sovraesposizione mediatica e questa ribalta concessa dalla politica ha la data di scadenza e sta per finire. Lo sanno coloro che dei Ragazzi di Robin sono i custodi, le mamme, i papà. E quando tutto sarà finito, al netto delle cicatrici che ci porteremo addosso soprattutto noi segratesi, resteranno quei Ragazzi, sempre loro. Quelli che si danno da fare per ripulire la città, per cancellare le tag dai muri, per innaffiare le piante al “Giardino del Respiro”, per aiutare durante le varie feste. Quelli che fanno tutto con un entusiasmo che contagia. Quelli che si sostengono l’un l’altro, che sono pronti alle sfide… adesso anche su un campo di calcio. Quelli che a Natale c’è il loro panettone, che è buono il doppio. Quelli che danno sempre tutto e che lo fanno con un sorriso aperto, genuino. Quelli che hanno tanti amici tra i segratesi, li avevano anche prima di questa brutta faccenda. Quelli che… non hanno una sede. Almeno non una definitiva, al netto di progetti specifici o eventuali incarichi da assolvere. Un posto loro, insomma. Ecco, quest’ultima cosa può cambiare alla svelta, basta che il sindaco Micheli faccia la sua parte. E non perché è successo qualcosa, perché si è acceso un riflettore o una telecamera, ma semplicemente perché è giusto, perché se lo meritano. Per quello che fanno per noi da anni, non per quello che è accaduto dieci giorni fa.
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